In un mondo oramai digitalizzato, quanto può essere ancora emozionante lasciare per un attimo da parte la fredda tastiera del pc e riprendere in mano una penna?
Ne parliamo con Evelina Hristozova, Head of Brand Product and Marketing della Tibaldi.
Storia dell’azienda
Tibaldi è uno dei pochi marchi realmente storici di strumenti da scrittura in Italia.
L’azienda nasce a Firenze nel 1916 con Giuseppe Tibaldi.
Il suo sogno era quello di riuscire a realizzare la prima penna stilografica interamente prodotta in Italia, che in quel periodo si serviva di strumenti da scrittura d’importazione tedesca e americana.
Negli anni 80 il gruppo viene acquisito dalla famiglia Aquila, già proprietaria del marchio Elmo&Montegrappa e trasferisce la sua sede in Veneto.

Dalla penna stilografica alla roller, qual è ad oggi la tipologia più ricercata?
Gli strumenti da scrittura di oggi sono diversificati in 3 modalità standard.
Ogni collezione nasce tendenzialmente con tutte le varianti: la penna stilografica, la penna roller (inchiostro ad acqua) e la penna a sfera (inchiostro ad olio). Quest’ultima è il modello che più si avvicina tecnicamente all’ utilitaria biro.
I tre modelli differiscono per performance, manutenzione e design; pertanto il consumatore sceglie da sé, a seconda delle proprie esigenze.
Le penne stilografiche sono sicuramente il modello di penna prediletto dagli appassionati collezionisti e dagli artisti.

Chi si approccia per la prima volta al mondo delle stilografiche, dopo un primo periodo di avventurose esercitazioni nell’utilizzo, raramente riesce a tornare indietro. La scrittura diventa un’esperienza di lusso, un vero piacere.
La penna roller è un modello derivato della penna stilografica, con qualità della scrittura altrettanto scorrevole e design molto simile, ma di più facile manutenzione. Consumatori ideali per questo modello sono quei professionisti con agende fitte d’impegni: giornalisti, letterati, avvocati, medici, manager.

In un mondo che punta sempre più al digitale, quanto conta ancora l’oggetto “penna”?
Tralasciando il mondo del collezionismo di lusso, mercato di nicchia assai specializzato, la penna nella realtà digitale si è trasformata a tutti gli effetti in un simbolo lifestyle, accessorio di gusto personale e estensione del proprio stile di vita e della propria creatività. Ne è prova il recente rebranding del nostro marchio.
Parlate di modelli unisex.
Cosa distingue un oggetto di scrittura maschile da uno femminile?
Ci riferiamo ai colori o ai materiali?
Storicamente, la penna stilografica è sempre stata oggetto di collezionismo maschile.
Con la nostra nuova proposta stiamo cercando di coinvolgere il pubblico femminile in maniera più marcata, per colmare la mancanza di offerta. Ciò avviene nelle nostre scelte di design e colori come strumenti di comunicazione visiva.

Le tendenze street style sposano la moda creando pezzi iconici rimasterizzati. Da dove traete maggiore ispirazione?
Dalle tendenze di oggi e da ogni sfera della nostra esistenza come società.
Il trend-hunting va mano nella mano con i modelli d’archivio. Incredibilmente, ci sono modelli storici di penne che interpretati stilisticamente nella maniera giusta “suonano” in modo perfettamente contemporaneo e cool.

Crediamo fermamente che i prodotti definiti “sorpassati” possano convivere con la modernità in perfetta sintonia.
Quanti sono i designers che realizzano le collezioni Tibaldi?
È un team di lavoro, ognuno contribuisce secondo la propria migliore propensione, che sia stile, ingegnerizzazione o consulenza tecnica.
Qual è l’ultima nata in casa Tibaldi?
Preferisco parlarle della nostra prima: la penna archetipo Tibaldi che si chiama perfecta. Nome originale di oltre 100 anni fa ed estetica frugale dei primi del ‘900 che oggi rivive il suo restyling con grande successo.
Il neo-vintage è apprezzato ugualmente da collezionisti, disegnatori e fumettisti, imprenditori della comunicazione, grafici ed altre professionalità moderne.

Perché questo nome? A cosa si ispira?
L’ha chiamata così il fondatore Giuseppe Tibaldi.
Nello stesso periodo (1920) a New York nasceva l’originale della giacca “chiodo” in pelle nera presentata dal marchio Schott NYC e il modello si chiamava proprio perfecto.
L’estetica scura, squadrata e androgina è molto simile a quella della nostra penna.
Da “Penna, carta e calamaio” a street style, come siete riusciti a perseguire l’obiettivo e a rendere moderno uno strumento old style?
Attraverso scelte estetiche contemporanee, seguendo le tendenze generali che guidano il product management di ogni consumer brand del mercato, comunicazione intonata con gli interessi del pubblico di oggi.
Con gli ultimi anni di drammatici avvenimenti a livello globale, le tendenze al self-care e l’attenzione delle persone verso il proprio mondo interno in generale sono aumentate e gli interessi personali sono diventati sempre più profondi.
In questo contesto, l’oggetto penna come strumento dell’ espressione personale gode di una rinascita sorprendente e rincuorante.

Una penna stilografica è dunque ancora un regalo
apprezzato?
Sicuramente ha cambiato il suo valore intrinseco.
Oggi regalare una penna è come regalare un gioiello, qualcosa di prezioso da sfoggiare, un accessorio edonistico che abbellisce, che mette di buonumore ed è un puro piacere da possedere e usare. Non tanto diverso da qualsiasi altro regalo come potrebbe essere, una borsa, un occhiale oppure un orologio.
Le vostre custodie sono eticamente de-luxe: un’attenzione all’ambiente?
In linea con le ultime tendenze dell’industria in generale cerchiamo di rendere, ove possibile, meno impattanti sull’ambiente gli ausiliari attorno il nostro prodotto.
La carta, ad esempio, è stata scelta appositamente come materiale principale per la realizzazione dei nostri astucci che sono rigorosamente di manifattura italiana e con certificazione FSC.