Benemerenza

Rosaria Longoni riceve la benemerenza Premio Santa Lucia dal Comune di Muggiò (Monza Brianza). La commissione, presieduta dal Sindaco Maria Fiorito, valuta le persone che si sono distinte in ambito sociale, economico, sportivo e più ampiamente culturale a favore della Comunità.

 

Premiazione
Dalla benemerenza al Cortile degli oleandri il cammino è quello della memoria e della riconoscenza.

Rosaria Longoni riceve la benemerenza Premio Santa Lucia, infatti, per avere apportato un contributo imprescindibile alla storia della Comunità di Muggiò raccontando nel romanzo storico “Il Cortile degli Oleandri”, la storia della sua famiglia di origine, la famiglia Tarondo, immigrata a Muggiò dal Friuli. Testimonianza della microstoria di Nonna Gigia e della sua famiglia per approdare alla macrostoria della lotta di liberazione e dell’impegno civile durante la Resistenza.

Medaglia Premio Santa Lucia

L’impegno civile di Rosaria Longoni non si conclude con la pubblicazione del suo libro, ma si prodiga verso le nuove generazioni accompagnando i ragazzi di terza media alla conoscenza diretta del luogo in cui avvenne la vicenda narrata.

Il Cortile degli Oleandri a Muggiò diventa così il vero protagonista insieme alla voce e testimone diretta zia Vilma, la più giovane delle figlie di Nonna Gigia.

Il cortile è il mio “locus amoenus”: rappresenta il mio ideale di vita in sintonia con un’esistenza semplice e serena caratterizzata da relazioni fraterne, tipiche di una vita comunitaria e solidale. La voce di zia Vilma, in uno spazio ormai completamente svuotato della sua funzione, diventa la colonna sonora di un racconto vivo, coinvolgente ed emozionante che acquista il valore di una speciale testimonianza che affascina e convince.

Le parole sono un bene prezioso che unisce le generazioni. Già sedici classi hanno ascoltato la testimonianza diretta di zia Vilma e letto a scuola, in classe, il romanzo.
Altri gruppi si sono prenotati e la catena della memoria si fa così ricordanza.

Questa è proprio l’espressione giusta: catena della Memoria! Il cortile, come tipo di vita, gli episodi narrati e i valori inalienabili rappresentati hanno liberato nei lettori frammenti di ricordi che, dapprima offuscati si sono fatti via via più nitidi, riconoscendo così in una storia personale la propria storia di popolo. Per le giovani generazioni è stata un’occasione per apprendere, in modo diretto, tasselli importanti di una storia contemporanea facilmente verificabile nelle proprie case confrontandosi con i propri nonni o parenti più anziani, creando così un legame di conoscenza reciproca più profondo e consapevole.

Chiediamo a Rosaria Longoni, accompagnatrice presente, quali sono le curiosità dei ragazzi.

In quel tempo mangiavate sempre minestra, patate e verdura? Quando la zia racconta del meraviglioso profumo di una fetta di prosciutto cotto provato la prima volta, ospite dai vicini, i ragazzi fanno fatica a crederlo! Così come non riescono ad immaginare di poter fare a piedi tutti i giorni, con qualsiasi tempo, un percorso chilometrico per raggiungere la scuola o il posto di lavoro. Inoltre, le domande che più interrogano noi adulti sono quelle relative al perché delle guerre, a come si possa vivere senza la libertà di esprimere le proprie idee e con la paura di essere continuamente sfiorati dalla morte.

Riconoscere il luogo è stato veramente un tuffo nel passato?

Certamente perché oltre gli emozionanti ricordi che il cortile scatena in me, gli elementi dello spazio abitativo, tuttora presenti, offrono la possibilità ai ragazzi di accertarsi sul campo di ciò che hanno appreso tramite la lettura del testo, quindi di conoscere attraverso l’osservazione e l’esperienza diretta. In un mondo in cui la dimensione virtuale ha preso il sopravvento, la pedagogia suggerisce proprio la dimensione attiva della conoscenza per l’interiorizzazione dei contenuti e l’acquisizione delle competenze.

Quale è stato il sentimento più espresso da Zia Vilma e quello più segreto?

Zia Vilma ha comunicato in tanti modi ai ragazzi la propria gratitudine nel vederli tanto interessati e attenti, durante i suoi interventi, ma anche il gioioso benessere di essere utile al loro apprendimento e formazione. Ciò che ha mosso le corde più profonde del suo animo è stata la piacevole consapevolezza di essere passata dall’infantile vergogna, della povertà vissuta, all’orgoglio di esser riuscita a “mettere in piazza” le miserie di quel periodo, valorizzando insegnamenti e azioni di mamma Gigia, concretizzati poi in percorsi di vita familiari sani di tutto rispetto.

 

 

Riconoscere e riconoscenza, un verbo che orienta e un sostantivo che sottintende gratitudine. Perché?

La Memoria per me è riconoscenza, nel senso di riconoscere il valore di qualcosa, nel mio caso di un’esistenza speciale: quella di mia nonna, per la sua testimonianza di una vita libera e coerente con i propri valori di accoglienza, fede, fraternità e giustizia. Naturalmente sono cresciuta cercando di seguire il suo esempio e raccontare Gigia è stato il mio modo di manifestare la mia gratitudine, ma anche nutrire le mie radici per non dimenticare!

 

La catena si snoda. Insegnanti, studenti, scrittrice e protagonista tutti diventano attori per fare memoria e rendere grazie. A chi principalmente?

A chi nella piccola e grande storia è stato coerente con le proprie scelte di vita, ha saputo difendere i valori in cui crede, lottare per i diritti di tutti e sacrificarsi per la libertà e la democrazia.

 

 

Nel discorso di ringraziamento la Professoressa Rosaria Longoni, già Sindaco di Nova Milanese, sottolinea più volte la gratitudine a Nonna Gigia, a cui il libro è dedicato, a zia Vilma, a Muggiò, terra a lei cara, e un’ultima riconoscenza e gratitudine alla sua famiglia attuale e in particolare ai propri nipoti, presenza luminosa chiamata a ricordare e a tramandare. “Senza di loro – afferma Rosaria Longoni- forse questo libro non sarebbe mai stato scritto.”

 

Gruppo famiglia

Rosaria Longoni riceve la benemerenza Premio Santa Lucia e da parte nostra e di tutta la catena di conoscenza e di pace da Lei creata e perpetrata riceve un GRAZIE maiuscolo e affettuoso.

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di Barbara Avanzini

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