E’ facile confondersi ma l’ombelico d’Italia non è a Foligno bensì a Rieti, come testimonia una bella lapide poliglotta sita nei pressi di un possente basamento circolare in travertino, posato nel 1998 in piazza san Rufo, il punto più alto della città.

La piazza può vantare anche l’omonima chiesa di origine altomedievale che conserva un’opera di alto valore artistico (l’angelo custode di Giovanni Antonio Galli, detto lo Spadarino) lungamente attribuita al Caravaggio.


Non limitiamoci a pensare che peculiarità folkloristiche definiscano la natura del centro principale della Sabina; Rieti è una città molto antica ed è parte delle nostre fondamenta storiche.
Nelle origini della civiltà romana
Il primato di ombelico d’Italia Fu attribuito all’antica Reate prima da Marco Terenzio Varrone e successivamente da Silio italico, forse perché influenzati dalla magica atmosfera del lago di Cotilia (oggi lago di Paterno).
Le acque sulfuree del lago erano largamente utilizzate per scopi curativi e la presenza di un’isola galleggiante (citata anche da Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia) hanno contribuito a rafforzare l’idea ed il mito che lì si trovasse l’ombelico d’Italia.
Ma la storia di Reate e quella di Roma sono fortemente intrecciate; infatti secondo la tradizione, Rea Silvia (madre di Romolo e Remo) sarebbe stata seppellita viva proprio a Rieti come punizione per aver infranto il voto di castità.
Come non citare il famoso ratto delle sabine, con cui Romolo intese rapire le abitanti della sabina per popolare la città appena fondata, scatenando una guerra che ebbe termine proprio grazie all’intervento delle donne.

Nelle origini e nel mito della fondazione di Roma è facile scorgere un riferimento a Rieti come “matrice” della città eterna.
La Sabina diede anche due re della Roma antica (Numa Pompilio e Anco Marzio), ma è solo dal 290 A.C. che entrò nello stato romano.
Rocca a guardia dell’importante via Salaria, fu oggetto d’interventi di bonifica del Lacus Velinus restituendo molti terreni all’agricoltura e creando la cascata delle Marmore.
Fu anche edificato un ponte in pietra che permetteva alla via Salaria di oltrepassare il fiume Velino, collegandola al foro, posto nella parte alta della città in modo da ribadire la propria posizione nella politica economica e commerciale di Roma.



Roma nel sottosuolo
Gli antichi edifici romani hanno ceduto il passo alle opere di urbanizzazione successive e se osserviamo i resti del ponte romano, ci accorgiamo di come la città si sia sviluppata fino a lambire il fiume sovrapponendosi alle antiche vestigia preesistenti.
Le testimonianze romane non sono solo materia da testi antichi, esse sono custodite tanto nel museo archeologico cittadino, quanto al di sotto della città attuale.

Per visitare la Rieti sotterranea si entra in un elegante cortile, per muoversi attraverso antichi sotterranei, dove si scopriranno le opere d’ingegneria idraulica romana e le vie e le piazze più antiche della città, che sorreggono il moderno centro cittadino dell’ombelico d’Italia.



Il centro del potere
Nel 1151 Rieti veniva distrutta da Ruggero II per costituirsi come libero comune nel 1171 sotto la protezione del papa.
L’ombelico d’Italia ha vissuto un periodo di grandezza economica e politica nel corso del tardo XII e nel XIII secolo.
In questo periodo si proiettava nelle dinamiche decisionali europee e mediterranee da vera protagonista.




Nel 1185 la città fu scelta per celebrare un importante matrimonio: il papa celebrò le nozze tra Enrico IV di Svevia (figlio dell’imperatore Barbarossa) e Costanza d’Altavilla.
Le due autorità universali (quella papale e quella imperiale) celebravano nella città di Rieti l’armonia del popolo di Dio sotto gli auspici del Sacro Romano Impero.
La cattedrale reatina, scelta per le nozze, vide anche la canonizzazione di san Domenico nel 1234 e, insieme all’adiacente palazzo curiale fu sede papale durante il XII secolo.

San Francesco d’Assisi soggiornò lungamente nella valle reatina, fondando i quattro santuari di Greccio, La Foresta, poggio Bustone e Fonte Colombo.

Durante la sua permanenza nella valle, completò la stesura definitiva della Regola dell’ordine francescano e, secondo alcuni, la composizione del cantico delle Creature.
In questo modo contribuiva allo sviluppo culturale e spirituale dell’Italia moderna.
Arrivano i francesi!
La città aderì alla prima repubblica romana, mantenendo una rilevanza politica all’interno dell’organizzazione territoriale impostata dai napoleonici a seguito dell’annessione dello stato pontifico nel regno d’Italia.
Grazie alla sua posizione di città di confine, riuscì a ritagliarsi un ruolo anche nel gennaio 1806 quando un corpo di spedizione francese stazionò nel territorio comunale a premessa dell’invasione del regno di Napoli.
Primato nel Risorgimento
Nonostante la lunga appartenenza allo stato pontificio, fu una protagonista principale delle vicende risorgimentali che iniziarono proprio con la battaglia di Rieti-Antrodoco.
La battaglia si combattè dal 7 al 10 marzo 1821.
Protagoniste le truppe austriache garanti degli equilibri della restaurazione contro gli insorgenti filo carbonari agli ordini di Guglielmo Pepe.
L’eco delle cinque giornate di Milano giunse fino all’ombelico d’Italia.
La popolazione rese la città partecipe dell’esperienza della seconda repubblica romana, anche sull’onda dell’assassinio avvenuto a Roma di Pellegrino Rossi che spinse il pontefice a fuggire a Gaeta.
Il 21 gennaio 1849, i cittadini reatini parteciparono alle prime libere elezioni per la composizione dell’assemblea costituente della repubblica romana, eleggendo quattro concittadini a tale alto ufficio.

Il 29 gennaio giungeva a Rieti anche Giuseppe Garibaldi insieme a 500 militi per rimanere in città circa tre mesi.
Innalzava opere difensive e ispezionava il confine con il regno delle Due Sicilie, in attesa di dare esecuzione al suo progetto d’invasione di quello Stato.
Gli accordi stipulati da Cavour vedevano Rieti all’interno dello stato pontificio, ma l’intervento dei cittadini riusciva a condurre il comune ad un plebiscito (3-4 novembre 1860).
Una sfortunata Campagna
Ma l’epopea risorgimentale non era ancora finita e gli abitanti dell’ombelico d’Italia non potevano rimanere insensibili al richiamo dell’unificazione ed al carisma di Garibaldi.
Il Generale era rientrato in città nel tardo ottobre 1867 per organizzare una spedizione alla volta di Roma in cui prendeva parte una colonna reatina guidata da Ludovico Petrini.
Questa colonna si era già congiunta al contingente agli ordini di Menotti Garibaldi sin dal 9 ottobre.
La fortuna e la frettolosa preparazione di questa campagna non arrisero all’eroe dei due mondi.
Garibaldi veniva sconfitto a Mentana il 3 novembre 1867.
Dal 1848 al 1867 furono circa 200 i cittadini reatini che si offrirono volontari alla causa risorgimentale.
Oggi per domani
Anche placidamente adagiata sulle rive del fiume Velino, Rieti è consapevole della propria storia che mantiene vive le tradizioni religiose e storiche del proprio passato.
Non dimentica il ruolo di primo piano avuto nella generazione della civiltà romana, nel medioevo e durante l’epopea risorgimentale.
Senza rimanere sterilmente ancorata nel passato, rinnova il presente inserendo iniziative degne di attenzione , dove la tradizione riesce ad incontrarsi e mescolarsi con l’innovazione.
E’ il caso del “DEPERO” locale ispirato ad uno dei padri del futurismo e innovatore del design mondiale (ne avevamo parlato anche qui https://www.ilbello.info/2022/03/07/creativita-e-design/ ).



Buona visita!