Diario triste di un viaggiatore al rientro dall’estero

Com’è triste il ritorno dalle vacanze, quando un turista italiano compie un bilancio del proprio viaggio, finendo per fare un confronto tra la propria Nazione con le altre.
Non si discutono le nostre bellezze naturali, l’indubbio patrimonio artistico e culturale, sicuramente non valorizzati come meriterebbero.

Quello che sconforta è misurare il divario organizzativo con tutte le capitali europee.
Trasporti pubblici capillari, pulizia e decoro delle strade, puntualità dei mezzi, professionalità degli operatori, tutti requisiti che fanno la differenza e segnano un divario di civiltà e di vivibilità.

Emblematico è il ritorno a Napoli, non tanto per la semplice struttura aeroportuale, ormai satura per  eccesso di passeggeri, quanto per il contorno di un quartiere che sembra la periferia di una città del Terzo Mondo, con strade rotte ed insufficienti a smaltire il traffico, automobili in seconda e terza fila anche di notte e, comunque, una sensazione di brutto e di sporco che non rispecchia la bellezza della metropoli  partenopea.
Possibile che non si capisca che questi aspetti costituiscono il biglietto da visita di una città e di una Nazione?

Non si tratta dei soliti luoghi comuni, quanto di una sindrome del nobile decaduto che affligge da tempo il Belpaese.

Come un vecchio signore abituato a vivere di rendita sui palazzi avuti in eredità e che, non riuscendo a sbarcare il lunario, campa di espedienti, di soluzioni improvvisate e pasticciate, senza una programmazione seria, finendo con il vendere, pezzo per pezzo, tutto il suo sterminato lascito .

L’Italia è stata capace infatti di dilapidare gran parte del suo patrimonio, svendendo interi asset industriali, dai telefoni alle auto, dall’agroalimentare alla moda, dalle autostrade all’energia, per risanare un bilancio pubblico afflitto da problemi di sostenibilità e senza che queste scelte migliorassero un destino che ci vede in prossimità del baratro, vedendoci costretti a continue manovre e tagli dei servizi essenziali.

Una Nazione che ha assistito in silenzio a questa dilapidazione, con grandi contraccolpi occupazionali ed invece si indigna se vengono toccati i privilegi di alcune piccole o grandi caste, siano esse quelle dei tassisti, dei magistrati o dei balneari.

L’Italia dei diritti acquisiti e dei privilegi non potrà mai competere con le Nazioni dinamiche e meritocratiche. Continuando a fare cassa consentendo ai Comuni di mettere autovelox anche su strade non di loro competenza e parcheggi a pagamento anche nei pressi degli ospedali.

Garantendo poi l’impunità per gli evasori senza vergogna, con sacche di elusione insopportabili.
Fino ad avere il primato del più grande debito pubblico d’Europa ed, allo stesso tempo, il più grande patrimonio privato pro-capite. Come dire, il convento povero ed i frati ricchi!

Scoraggiando chi è nato qui a rimanere ed allontanando chi vorrebbe venirci a vivere.

Se non basta l’esempio virtuoso degli altri Paesi, sarebbe opportuno che i nostri politici andassero a prendere lezioni di buona amministrazione dai colleghi europei. 
Ci potremmo accontentare anche di un apprendimento superficiale, accettando pure che seguano semplicemente il lavoro fatto dagli altri. L’importante è che poi ne facciano tesoro nell’esercizio quotidiano nella gestione della cosa pubblica.

Non è difficile eseguire soluzioni che funzionano altrove…
semplicemente basta saper copiare!

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di Egidio Marchetti

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