Milano Binario 21. Un dovere.
È il 27 gennaio Giornata della Memoria della Shoah, a 80 anni dalla liberazione del campo di concentramento di Auschwitz.
Ci accoglie al Memoriale della Shoah un giovanissimo ragazzo liceale davanti ad un muro nero dove sulla tonalità medesima è scolpita la scritta INDIFFERENZA.
Qualche documentazione storica circa la sospensione dal servizio scolastico in merito alle leggi razziali del 1938 a causa della religione ebraica professata.

ANTISEMITISMO
Vediamo un tunnel a cannocchiale. Incertezza, smarrimento sono in noi come nei deportati.
Milano Binario 21.Un dovere. Sensazioni di desolazione, di cupezza, di dolore, di compostezza.
Saliamo sul treno merci. Lo attraversiamo da un marciapiede all’altro fino al binario 21 posto sotto la Stazione Centrale di Milano.

Nel treno, a ricordo dell’olocausto, di tutti gli ebrei deportati, torturati, gassati, partiti da qui per Auschwitz, Fossoli, Mauthausen, Bergen Belsen, una luce commemorativa e delle pietre accumulate da una parte e dall’altra del vagone aperto. La scritta su una pietra è INDIFFERENZA.
Questa è stata per molti anni la reazione del mondo. INDIFFERENZA.
Per molti, gli ebrei, i rom, gli omosessuali, i testimoni di Geova, i prigionieri politici partivano per andare ai campi di lavoro. Nessuno si domandava perché solo loro.
Milano Binario 21. Un dovere. Eccoci arrivati.
Uno schermo proietta in continuazione i nomi degli ebrei morti ad Auschwitz. Appaiono alcuni a caratteri cubitali, a turno per non dimenticare nessuno. Solo 27 sopravvissuti, tra cui Liliana Segre, sono evidenziati in rosso.

È buio qui sotto. Vi sono spazi di testimonianze filmate. Quella di Nedo Fiano, sopravvissuto perché sapeva e voleva cantare. Piaceva il suo cantare agli aguzzini. Ci ha lasciati nel 2020. Lui era deportato a Fossoli nei pressi di Carpi (MO)
Vi è un libro che raccoglie le sue memorie.
Nedo Fiano, A5405 Il coraggio di vivere, Ed. San Paolo.
Una sala circolare a forma di camino dove potere riflettere, pensare, pregare, ricordare le vite spezzate in nome di una follia studiata a tavolino di supremazia.

All’uscita ci chiedono quali sensazioni abbiamo provato.
È, infatti, un percorso di silenzi e di sensazioni. La biblioteca è oltre, ben illuminata.
Qui sei sotto a rivivere una storia di ottant’anni fa che non deve assopire nell’indifferenza.