Salerno – C’era una volta, e non parliamo di secoli fa, un tempo in cui bastava una frase, semplice e scolpita nella memoria collettiva: “Il professore ha sempre ragione”. La si diceva sottovoce tra i banchi del liceo, talvolta con un moto di rabbia e di ribellione, altre volte con il pudore rassegnato di chi riconosce un’autorità. Una regola non scritta, un modo per dire che prima di contestare, si ascolta. Prima di parlare, si impara. Prima di ribattere, si riflette.
Volgarità e offese
Ed è per questo che ciò che è accaduto all’Università di Salerno – come denunciato dalla giornalista Ersilia Giglio – fa così male. Fa male vedere un professore, Gennaro Avallone, stimato docente del Dipartimento di Studi Politici e Sociali, uscire dall’aula per chiedere semplicemente silenzio, e trovare insulti, arroganza, maleducazione. Fa male sapere che l’offesa non è venuta da un ragazzo inesperto, ma da un ex parlamentare del Movimento 5 Stelle, uno che dovrebbe sapere che le istituzioni si rispettano, anche quando si crede di avere ragione.
L’educazione prima di tutto
Perché si può contestare, certo. Si deve, se necessario. Ma le contestazioni si fanno con il giusto, con le parole giuste, nei luoghi giusti. E sempre, sempre, nel rispetto di chi insegna. Perché l’educazione è il primo sapere. La buona educazione non è un’anticaglia da collegio ottocentesco: è la base su cui si costruisce tutto il resto. E la cattiva educazione non può passare impunita. Né all’università, né altrove. È tempo di dirlo con chiarezza: l’autorevolezza va riconquistata, ma anche protetta. Non possiamo lasciare soli i professori, non possiamo permettere che vengano trattati come intrusi nei corridoi che essi stessi animano con la loro voce e la loro presenza.
Voto in condotta
Il bello é che in questo senso, sta facendo bene il Ministro Valditara, che ha voluto ristabilire l’importanza del voto di condotta alle scuole superiori. Un gesto simbolico e concreto insieme, per ricordare che il comportamento conta quanto un’equazione risolta o un tema ben scritto. Che il sapere si nutre anche di rispetto, di attenzione, di ascolto. E ora aspettiamo, e lo facciamo con occhi aperti e coscienza vigile, di sapere quali provvedimenti l’Ateneo vorrà adottare. Perché l’indifferenza è la peggiore risposta. Serve una presa di posizione chiara, netta, in difesa non solo del professor Avallone, ma di tutto ciò che rappresenta la scuola, l’università, il sapere condiviso.
Cercare e trovare le nostre parole
Il professore ha sempre ragione, anche quando non ce l’ha, forse ce l’ha comunque. Perché il suo mestiere non è avere l’ultima parola, ma darci gli strumenti per trovare le nostre. E per farlo serve silenzio, attenzione, rispetto. Serve una comunità che riconosca chi, ogni giorno, si carica sulle spalle l’impresa -sì, l’impresa – di formare donne e uomini capaci di pensare, di scegliere, di dissentire. Con grazia, con fermezza. Non con urla e male parole nei corridoi.