Il Napoli è Campione d’Italia. È successo davvero. All’ultima giornata, venerdì 23 maggio con un gol in rovesciata, in uno stadio che sembrava il cuore pulsante dell’universo. Lacrime, abbracci, tamburi e trombe: la città ha toccato di nuovo il cielo con un dito, e stavolta l’ha stretto forte. Il tricolore torna a colorarsi d’azzurro, e Napoli esplode di gioia.
Poesia di una vittoria
Ma la festa, come sempre da queste parti, non è stata solo calcio. È stata umanità, è stata scaramanzia, è stata poesia e dolore insieme. Perché Napoli non dimentica mai che la vita è una girandola, e in ogni gioia più vera c’è sempre un pezzo di tristezza che si lascia onorare.
Per il piccolo
In mezzo ai cori e ai fuochi d’artificio, tra gli altarini improvvisati con Maradona e le magliette con “Campioni d’Italia 2025”, è comparso uno striscione che ha gelato il cuore prima di scaldarlo: “Questo scudetto è per te, piccolo angelo. A te che non ce l’hai fatta. Ci guardi da lassù, e sorridi con noi”.
Un piccolo angelo
Un omaggio per un tifoso del Napoli, il cui sogno era vedere la sua squadra vincere. Un sogno che non ha potuto vivere, ma che -.tra i canti e le lacrime di chi lo amava – si è compiuto anche per lui. Perché a Napoli la morte non interrompe i legami: li trasforma. E quella dedica scritta con vernice azzurra su un lenzuolo bianco è stata forse il momento più alto di un’intera stagione. Lì, dove si pensava ci fosse solo il calcio, c’era anche il cuore nudo della città. Perché Napoli è così.

La scaramanzia
E poi, naturalmente, c’era la scaramanzia. Perché Napoli ha festeggiato anche contro la sua stessa paura di farlo. Fino a poche ore prima del fischio finale c’erano occhi bassi e dita incrociate. I più coraggiosi avevano pronto lo spumante… sotto il letto. I più prudenti si erano affidati ai santi e agli scongiuri, ripetendo la liturgia laica del “non diciamolo troppo forte, che porta male”. Ma questa volta non ha portato male. Ha portato la gloria.
Quarto scudetto
Il terzo scudetto nella storia del club non è solo una vittoria sportiva: è una redenzione collettiva, una risposta orgogliosa a chi da sempre guarda questa terra con sufficienza. È un inno alla resistenza culturale di una città che ride, piange, sogna e lotta a modo suo. Sempre a modo suo.
E la festa continua
La festa è andata avanti per giorni, forse durerà settimane, civilmente. Le strade resteranno azzurre ancora a lungo. E ogni bandiera che sventola ricorda che il calcio, a Napoli, non è solo un gioco. È un atto d’amore. Un amore che vince tutti, anche la morte.