Salerno non si piega”: il grido della città contro il cambio di avversario nei play-out
Mercoledì 4 giugno. Piazza Giovanni Amendola si è riempita di bandiere, cori e indignazione. La Salernitana non ci sta. Dopo una stagione sofferta e conclusa con la magra consolazione del diritto a giocarsi la salvezza ai play-out, è arrivata la doccia fredda: non sarà il Frosinone l’avversaria da affrontare, come stabilito dal campo, ma la Sampdoria, retrocessa sul rettangolo verde, ma “ripescata” per via di ricorsi e decisioni federali che hanno riscritto la classifica fuori dal campo.
La protesta
A Salerno si grida all’ingiustizia. E non è solo una reazione di pancia. “Salerno non si piega”, recita lo striscione esposto al centro della piazza, diventato in poche ore il simbolo di una protesta che va oltre il calcio. Perché la squadra granata, tra mille difficoltà, si era guadagnata il diritto a giocarsi la permanenza in B contro il Frosinone, squadra battibile, affrontata già più volte in match equilibrati. Ma ora la musica cambia.
Una decisione che penalizza
I tifosi, accorsi in centinaia in piazza, denunciano un ribaltamento delle regole a campionato concluso. “Si gioca con le carte truccate”, dicono, “e a rimetterci è sempre il più debole”. Una protesta civile, ma accorata, che denuncia l’ennesima beffa subita da una piazza storica, appassionata, fedele anche nei momenti più bui.

La forza di una città
Quella andata in scena oggi in piazza non è stata una sommossa, ma una dimostrazione d’amore. Per la maglia, per la città, per un’identità che il calcio ha contribuito a costruire. I tifosi granata non chiedono favoritismi: chiedono solo di essere rispettati. E pretendono che quanto stabilito dal campo non venga annullato da cavilli e giochi di potere. “Non ci pieghiamo. Non ci arrendiamo. Non ci svendiamo.” È il mantra che si ripete tra i presenti, giovani e anziani, padri e figli, generazioni diverse unite dallo stesso orgoglio.
Uno spiraglio di speranza
Adesso la Salernitana dovrà prepararsi alla sfida più difficile. Ma nulla è impossibile. La città ha già conosciuto il dolore della Serie C, ma ha saputo sempre risalire, con dignità, con fatica, con amore. L’augurio è che le istituzioni del calcio ascoltino questo grido. Non per pietà, ma per giustizia. Perché se il campo non vale più, allora non è calcio. E Salerno, questo calcio malato, non lo accetta. La partita più importante si gioca adesso. E Salerno è pronta a combatterla. Senza piegarsi.