Cultura

Il bello delle donne: i segreti di bellezza da Nefertiti a Elisabetta I

Il bello delle donne: i segreti di bellezza da Nefertiti a Elisabetta I

Il bello delle donne non è solo il tema di una soap opera piuttosto recente, ma è un’idea che affonda le proprie radici fino agli albori della storia.

Se è vero che il busto della regina Nefertiti (custodito nel Ägyptisches Museum und Papyrussammlung, Neues Museum a Berlino, https://www.smb.museum ) ci restituisce l’immagine di una donna fortemente emancipata che riflette la consapevolezza del proprio ruolo nella cura del proprio aspetto, non possiamo ignorare che è stato un autore greco a tramandare la ricetta di un prodotto che sarebbe diventato elemento principe del make up delle personalità più in vista nelle corti europee per tutto il Rinascimento ed oltre.

il busto della regina Nefertiti d’Egitto

Sto parlando di un composto di colore bianco dotato di notevole proprietà coprenti, da applicare principalmente sui muri e sulle opere d’arte, ma utilizzato anche per dare un tono diafano alla pelle delle nobildonne; diremmo stucco, invece è la biacca.

Ma come si produceva la biacca?

La prima ricetta per produrre la biacca risale al 300 a.C.. Era risultato della corrosione del piombo immerso nell’aceto e lasciato fermentare, che produceva una polvere bianca sul metallo, che veniva asportata, lavata molte volte ed infine asciugata.

Belle da morire

Per l’uso cosmetico la biacca veniva mescolata all’aceto ed era molto in voga tra le nobildonne con il nome di ceruso veneziano o spirito di Saturno.

Questa formulazione poteva essere spalmata sul viso e coprire il normale incarnato con un candore cadaverico, esempio di purezza e perfezione.

Il bello delle donne era molto differente da come si intende oggigiorno; era importante che le dame avessero un pallore costante, per differenziarsi dalla plebe e da chi era segnato dalle durezze di una vita priva di agi e comodità.

Le dame dell’aristocrazia europea usavano coprire il viso con questo composto e lasciarlo sul viso anche per molti giorni di seguito, nel timore di corrompersi e ammalarsi al contatto con l’acqua.

Per avere anche le braccia e le spalle pallide, erano anche solite deglutire gocce di arsenico sciolte in biscotti; questo elemento chimico ha infatti il potere di annientare i globuli rossi dando l’impressione di trovarsi di fronte ad un corpo anemico.

Un altro segno di bellezza era rappresentato dalle labbra di rosso carminio ottenute con il “Fattibello”, un rossetto formulato a base di solfuro di mercurio.

Ma tutto ciò era sano?

Assolutamente no! @Ilbello è che la biacca, il Fattibello e le gocce di arsenico sono fortemente tossici e provocano danni molto gravi all’organismo.

In particolare la biacca, mantenuta in posa per molti giorni, tendeva a disgregare la pelle del viso lasciando profonde cicatrici.

Inoltre, il piombo di cui era composta, aveva effetti deleteri come la perdita dei capelli e l’annerimento e la successiva caduta dei denti.

Per levarla, una volta indurita, si doveva utilizzare un solvente a base di mercurio che lasciava la pelle del viso piagosa, per cui si doveva ricorrere a strati più spessi di biacca, aumentando gli effetti venefici.

Queste terribili misture portavano alla depressione, perdita di memoria, sbalzi di umore ed irascibilità.

Un modello di bellezza e stile del tempo

Un vero modello di bellezza alla moda era impersonato da Elisabetta I Tudor, regina d’Inghilterra (1533-1603).

la regina Elisabetta I Tudor

Detta anche la regina vergine, dedicava molte ore al trucco per ottenere un aspetto cadaverico.

Il pallore del viso era evidenziato anche da finte vene blu dipinte con matite di lapislazzuli. Ma ridurre questa figura storica solo alle sue abitudini cosmetiche, non sarebbe equo.

Elisabetta ebbe il coraggio di non contrarre mai matrimonio, per non dover vivere all’ombra di un marito che, in quel mondo di uomini, avrebbe di fatto usurpato la corona relegandola ad un ruolo di secondo piano.

Dedicò molte energie a definire l’assetto dello stato.

Privilegiò la religione anglicana con l’atto di Uniformità del 1559 e assicurò una burocrazia fedele al controllo del sovrano con l’atto di Supremazia.

Tenne testa al re di Spagna Filippo II, sconfiggendo l’invincibile Armada dopo essere scesa in campo a fianco della sue truppe spronandole con il discorso di Tilbury.

Durante il suo regno fiorirono le arti con Shakespeare, Marlowe, Bacon.

Fu un’antesignana dell’affermazione di genere, senza rimanere estranea ai costumi ed alla mode del tempo, rimanendo purtroppo vittima de il bello delle donne.

Il bello delle donne: i segreti di bellezza da Nefertiti a Elisabetta I

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di Andrea Crivellotto

Andrea Crivellotto

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