L'intervista

Giuseppe Pagano: “Non potevo fermare il tempo, ho imparato a rallentarlo”

Giuseppe Pagano: “Non potevo fermare il tempo, ho imparato a rallentarlo”

L’imprenditore Giuseppe Pagano, ideatore e geniale produttore dell’azienda vitivinicola San Salvatore venerdì 22 dicembre è stato premiato ad Ascea nella prestigiosa sede della Fondazione Alario.

Un premio per aver contribuito a rendere più ricco il Cilento.

Se non si fosse impegnato per la sua terra non sarebbe stato un uomo felice. E’ proprio così?

“Sì,  cerchiamo sempre nel lavoro la soddisfazione e, quando si produce bellezza,  la bellezza si riverbera sul territorio in cui vivi.

E puoi anche insegnare a tanti giovani che forse non c’è bisogno di sbarcare il lunario, di accontentarsi, di sopravvivere, puoi insegnare loro che si possono fare cose belle anche nella tua terra.

E che, forse, la tua terra ti dà ancora più possibilità di poterti esprimere.

I giovani dicono che vanno via perché qui non c’è niente, io ribatto dicendo che se non c’è niente allora si può fare tutto.

Questa terra non ha niente, ha bisogno di tutto e ti accoglie con benevolenza quando presenti sul mercato un prodotto che ne rispecchia i valori.

La sfida è fare le cose con amore, con rispetto, con etica.

Quello che sembra un difetto diventa un pregio, se non c’è nulla in Cilento allora si può fare tutto”.

Ai giovani il compito di invertire il trend, rivoluzionare la nostra terra

“Assolutamente sì.

Se avessimo scelto di fare impresa vitivinicola in Toscana oppure in Piemonte o in Veneto avremmo trovato delle vigne già pronte, una cantina già organizzata, ma quando saremmo arrivati sul mercato e ci saremmo presentati con un Barolo o con un Amarone tanti amici ristoratori avrebbero potuto dire: ho già tanto Amarone e tanto Barolo.

Invece noi ci presentiamo con un Aglianico del Cilento e non possono dire che ne hanno già.

Con l’Aglianico del Cilento abbiamo le porte aperte”.

Cosa possiamo fare per migliorare la nostra terra?

“Dobbiamo fermare i giovani perché la ricchezza di un territorio è rappresentata da loro.

I giovani valgono di più perché hanno una prospettiva di vita più lunga.

I giovani di questa terra devono capire che c’è bisogno di loro e che se sono nati qui, evidentemente, c’è un motivo, la  vera ricchezza sono loro”.

Un aeroporto funzionante aiuterebbe sicuramente

“Arriverà, ci siamo quasi. Sono  25 anni che lo sto aspettando.

L’aspettiamo un po’ tutti, ma arriverà. Ci siamo quasi perché è tutto nelle mani di GEsac che, purtroppo, trova solo inghippi perché quando si fa qualcosa non c’è limite alle difficoltà.

Però siamo convinti e sicuri che adesso arriverà, bisogna essere ottimisti”.

Quando nasce la sua passione per il vino?

“A cinquant’anni decido di ritornare nel mondo del vino perché era una cosa che avevo fatto da bambino con papà. Poi il mio papà ebbe problemi di salute e dovette smettere.

Noi eravamo sicuri della crescita del turismo a Paestum e ci indirizziamo verso il turismo.

Nel 2002, dopo aver aperto il Savoy Beach Hotel e l’Hotel Esplanade, andai a visitare l’azienda Ruffino in Toscana.

Tornai   deciso a ricominciare nel mondo del vino perché avevo visto un’azienda bellissima,  straordinaria e la cosa mi non mi piaceva.

Non mi piaceva che le cose belle le lasciamo fare agli altri.

Mi misi subito alla ricerca di terreni adatti per impiantare vigne perché non volevo fare il vino così come lo faceva mio padre che comprava l’uva.

Da ristoratore avevo imparato che  per avere un grande piatto bisogna avere un grandissimo ingrediente.

Per fare un grande vino dovevo avere una grandissima uva, ma sul mercato non c’era e la dovevo produrre in proprio.

A 52 anni mi sono ritrovato a impiantare vigna”.

Non era giovanissimo

“Mi sono fermato un po’ a guardare le altre aziende.

Con mia somma meraviglia mi ero accorto che impiegavano normalmente trenta o trentacinque anni per il successo.

Mi spaventai un po’ perché mi resi conto che non avrei mai visto questa azienda raggiungere il successo.

Poi mi misi a pensare. Avrei potuto fermare il tempo? Sicuramente no. Continuai a pensare, dopo un giorno di riflessione ebbi la certezza che il tempo non lo potevo fermare, però potevo rallentarlo.

Mi imposi di fare in sei mesi tutto quello che, normalmente, si fa in un anno.

Adesso, dopo quindici anni, l’azienda è conosciuta e riconosciuta come un’azienda di successo”.

Quante ore al giorno lavora?

“Mi diverto tutta la giornata,  non so quante ore lavoro, sono felice di fare quello che faccio.

Ai tanti giovani che vengono a trovarci in cantina,  specialmente ai ragazzi delle scuole alberghiere e agrarie,  dico: dovete fare solo quello che vi piace e se vi accorgete che state facendo qualcosa che non vi piace per favore cambiate lavoro”.

Si considera un uomo fortunato?

“Credo di sì. Faccio l’agricoltore e l’albergatore.

Viaggio il mondo senza muovermi attraverso i miei clienti acquisisco cultura del mondo.

E poi faccio l’agricoltore, ma devi farti un cuore grande così per avere il terreno disponibile, per coltivare la terra.

Quando hai seminato il grano tu vai a dormire e il grano cresce,  tu vai a vedere la partita e il grano cresce.

La terra é madre e solo chi si chiama madre è capace di regalare.

Ma non puoi andare contro natura, se c’è amore per la natura, se c’è rispetto, allora tutto è bellissimo”.

C’è chi dice che i Cilentani sono lenti

“E’ facile dire che i Cilentani sono lenti, ma bisogna capire il perché.

Il territorio é impervio, difficile, con salite ripide.

I Cilentani non hanno mai avuto contaminazioni, il Cilento non è mai stato terra di conquista perché troppo povero.

I Cilentani si sono sempre maritati tra di loro e quelli che erano veloci o si sono adeguati oppure sono stati sterminati dal territorio.

Si sono dovuti adattare a un territorio impervio.

La verità é che non sono lenti, sono un po’ come le oche che stanno sull’acqua,  sembrano tranquille da fuori, ma sotto lavorano di brutto.

I Cilentani hanno capacità intellettive decisamente superiori”.

Sono un po’ i discendenti di Parmenide di Elea che nel 500 a.C. fondò l’ontologia, la branca della filosofia che studia l’essere

“Siamo tutti figli degli Eleati, siamo i pronipoti di Parmenide di Elea, di quelle persone che pensavano.

Sono tanti i Cilentani in giro per il mondo che rappresentano il top in tutte le scienze: economiche, politiche, matematiche, mediche”.

Kalokagathia: il bello e buono

“I Greci antichi avevano la parola kalokagathia che significa bello e buono, esprime l’ideale di perfezione fisica e morale dell’uomo nella cultura greca antica.

Una parola meravigliosa, non sapevo che esistesse e mi domando ancora come mai quelli che hanno scritto le lingue moderne non l’hanno ripresa.

Significa bello e buono insieme.

Se avessimo avuto nelle lingue moderne questa parola sono convinto che il mondo sarebbe stato migliore, più buono e più bello”.

Le donne e gli uomini cilentani sono belli e buoni

“Il Cilento è una terra bellissima, straordinaria e una terra straordinaria non può che generare figli straordinari”.

Come lei?

“Come tutti noi”.

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di Ornella Trotta

Ornella Trotta

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