Bello? Si, ma nella diversità
Nel mondo occidentale, in questi ultimi anni, è emerso un concetto di bellezza che non è più il “bello di natura “, secondo i criteri dell’ estetica, ma un “bello creativo“, ove la bellezza, va ricercata e creata a tutti i costi.
I nuovi canoni estetici, impongono agli esseri viventi, sia donne che uomini, dei cliché che condizionano fino a creare atteggiamenti negativi come l’autolesionismo, l’anoressia, la bulimia.
Bello? Si, ma nella diversità
I social-media hanno una enorme responsabilità in questa prospettiva perché contribuiscono a diffondere immagini inattendibili e spesso irraggiungibili.
Il corpo femminile in particolare, è costantemente sotto i riflettori, esposto ad un giudizio sociale spesso crudele che porta alla ricerca costante di una accettabilità, di una “idoneità’” sociale.
Così misuriamo i centimetri di grasso, aumentiamo il volume di un seno di aspetto immaturo, cerchiamo di appianare le rughe che il tempo ci regala, ingrandiamo le labbra, talvolta in modo così esagerato da cadere nel ridicolo.
C’è una novità in questa ricerca del bello a tutti i costi: siamo affiancate ultimamente dai maschi!
Ed eccoli alle prese con ore estenuanti di palestra, ad assumere beveroni proteici, a spalmarsi creme “sciogligrasso”, ad abbrustolirsi sotto lampade abbronzanti in tutte le stagioni.
Bello? Si, ma nella diversità
Ma è davvero questo quello che vogliamo?
L’ approvazione sociale dei nostri corpi? Tutto questo sembra molto triste! La contrapposizione estetica bello-brutto deve far posto al concetto di diversità, al fatto che il mondo è composto da entità diverse tra loro, compresi gli esseri viventi, ognuno con le sue peculiarità, morali, caratteriali e fisiche.
Ognuno ha i suoi colori!. La diversità estetica va valorizzata, sui mass-media, sulle riviste, a scuola.
Bello? Si, ma nella diversità
Potrebbe essere un modo per ridurre i condizionamenti che, spingono , spesso dolorosamente, soprattutto i più giovani, a voler essere quello che non sono.
La ricerca del bello estetico a tutti i costi, non fa parte della dottrina biologica e filosofica di Darwin.