Italiani all’estero: a Paestum la conferenza nazionale

Italiani nel mondo e democrazia digitale: é il tema della conferenza nazionale  organizzata dalla CIM, la Confederazione Nazionale Italiani nel Mondo, che si é svolta a Paestum giovedì 13 aprile al Mec Hotel.

 

Tanti i temi affrontati: dalla  presentazione del XIV Congresso mondiale a Cartagine-Tunisi, al turismo di ritorno, alle esigenze degli italiani all’estero.

Un evento a tutto tondo che ha visto la partecipazione del vice ministro degli Affari Esteri, Edmondo Cirielli

Tra i relatori anche Federico Conte, componente del Comitato Esecutivo di Cim.

 

Ne abbiamo parlato sia con il presidente della Cim  Angelo Sollazzo   che con

Salvo Iavarone , vice presidente della Cim e componente del Cda della Fondazione Museo Nazionale dell’Emigrazione di Genova, indicato in quota Mic dal Ministro della cultura Gennaro Sangiuliano.

Il presidente di Cim Angelo Sollazzo

Presidente Sollazzo, perché avete scelto Paestum per la conferenza nazionale italiana del 13 aprile?

“Perché la struttura di Paestum, il Mec,  é socia della CIM da anni, diciamo che eravamo in famiglia. E poi perché avevamo programmato un evento in Campania.

Ogni continente generalmente fa una propria conferenza e poi si conclude con il congresso mondiale che si terrà a ottobre a Cartagine nella parte antica”.

Presidente Sollazzo, lei é di Campobasso, sono tanti i molisani all’estero?

“In Canada ci sono più molisani che in Molise, 350 mila molisani vivono in Canada e 290 mila in Molise.

La Regione ha perso tanta gente negli anni Cinquanta e Sessanta”.

State lavorando molto per favorire gli scambi e per il turismo delle radici.

“Il turismo delle radici l’abbiamo inventato quindici anni fa e l’abbiamo chiamato turismo di ritorno, un atto dovuto perché sono tantissimi gli italo-discendenti, la seconda e la terza generazione”.

Qual é la peculiarità di Cim?

“La non appartenenza partitica e politica.

Non tuteliamo solo gli italiani all’estero iscritti all’AIRE, cioè coloro che possono votare, ma soprattutto gli ottanta milioni di discendenti.

Questa scelta ci ha premiati, infatti abbiamo duemila associazioni in trentatré nazioni”.

Come arrivaste a questa determinazione?

“Da persona di sinistra mi trovai con un governo di centro-destra e con il ministro Sergio Berlinguer nel governo Berlusconi. Berlinguer era ambasciatore in carica e fu ministro degli Italiani nel mondo. Mi chiese di aiutarlo mettendo da parte le appartenenze politiche”.

 

Italiani all’estero: a Paestum la conferenza nazionale

 

Salvo Iavarone: “L’impegno di Cim per gli Italiani all’estero

“Cim é la più grande organizzazione mondiale che si occupa di italiani all’estero da trent’anni- dice Salvo Iavarone e aggiunge – i migranti sono quelli partiti all’inizio del Novecento del secolo fino al secondo dopoguerra.

Poi l’emigrazione si é un po’ fermata, però oggi sono rappresentati dalla seconda e dalla terza generazione. Sono molto legati all’Italia”.

Gli iscritti all’AIRE (Anagrafe italiani residenti all’estero) sono sei milioni circa, con la seconda e terza generazione si arriva a settanta milioni di italiani fuori, un numero maggiore della popolazione.

Cim cerca di sostenerli, di favorire leggi, parla con i parlamentari residenti all’estero per fare da raccordo con l’Italia, fa attività sociale e organizza manifestazioni in loco”.

 La seconda e la terza generazione sente il richiamo delle radici?

“Sono innamorati della patria molto di più di tanti altri che sono, invece, residenti sul territorio, c’é chi ha parenti e c’é  chi studia i fenomeni italiani attraverso la televisione.

Molto utile é Rai Italia che trasmette in tutto il mondo in lingua italiana.

Gli Italiani all’estero la seguono con grande interesse, il direttore Fabrizio Ferragni sta facendo un buon lavoro”.

All’Italia chiedono di essere riconosciuti come figli legittimi della patria.

Soprattutto emotivamente e psicologicamente”.

Salvo Iavarone a gennaio é stato in delegazione a New York per presentare i Borghi italiani in partenship con l’associazione I borghi più belli d’Italia

“Abbiamo presentato i borghi più belli d’Italia agli operatori turistici e ai finanziatori per favorirne il turismo e per eventuali investimenti”.

Turismo vuol dire scambi su radici comuni?

“Si, ma anche investimenti. Alcuni borghi si vendono e ci sono Americani interessati ad acquisirli. Alcuni sono in via di spopolamento e i sindaci si preoccupano di portare un po’ di contributi, di energie nei borghi per evitare lo spopolamento totale”.

Dove studiano la lingua italiana?

“Ci sono le scuole Dante Alighieri nel mondo, é un percorso finanziato dal Ministero degli Esteri per diffondere la lingua italiana nel mondo”.

Come sono i vostri incontri con gli Italiani all’estero?

Il bello é che ci sono riunioni affollatissime, partecipatissime.

Abbiamo vissuto incontri commoventi. A gennaio a New York hanno organizzato un pranzo per noi, c’erano novanta persone del New Jersey. E’ stato davvero emozionante partecipare. Molti erano anziani, emigrati nel Dopoguerra, negli anni Sessanta da giovani.

Ma c’erano anche giovani nati lì e legati all’Italia”.

 

 

 

 

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di Ornella Trotta

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