Le floating bags di femea

Milano. Incontriamo Fabiana Scrudato, designer e art director di Femea Milano, che ci parla della nuova collezione di borse: le floating bags.

Fabiana Scrudato
Come e quando nasce Femea Milano?

Femea Milano nasce dal desiderio di portare l’architettura nel mondo della moda, di realizzare delle piccole geometrie da indossare. Geometrie che come nell’architettura vengono arricchite/contaminate dall’utilizzo di diversi materiali capaci di dialogare tra di loro.

Era il 2018 e mi trovavo al salone del mobile con il manager Luca Cantele quando analizzando dei pezzi in ceramica decidemmo di creare un piccolo prototipo che parlasse dell’Italia con le sue città, architetture e  materiali più utilizzati. C’è voluto più di un anno e mezzo per trovare le componenti giuste che rendessero le nostre sculture in polvere di marmo resistenti ed esteticamente piacevoli. Nacque così la prima linea di borse chiamata appunto City Collection, in edizione numerata e limitata.

La prima collezione era dunque ispirata alle 3 maggiori città italiane. Cosa vi ha ispirato, invece, per le le Floating Bags?

Il lusso oggi viene un po’ troppo identificato con il marchio e la storia del brand. Il lusso come lo intendiamo noi e molti professionisti del settore dipende dalla lavorazione del prodotto, dalla qualità dei materiali scelti e dalla dedizione ai dettagli.

 

Che cos’è, invece, il bello? È vicino o distante dal lusso?

Il bello è soggettivo, dettato molto dalla propria esperienza personale e culturale. Il lusso no, il lusso è fisico. Possono coesistere, ma non è scontato.

Un bicchiere d’oro e ben rifinito appartiene al lusso, ma non è detto che lo metterei mai sulla mia tavola.

 

Le vostre creazioni sono interamente made in Italy. Possiamo dunque affermare che il made in Italy ha ancora un suo fascino nel mondo?

Si, direi che Il made in Italy è molto più apprezzato all’estero che in patria. Femea nasce in Italia e sebbene produrre all’estero ci permetterebbe di abbattere di molto i costi, rimarremo qui a lottare per i nostri artigiani, designer e per le piccole imprese.

 

 

Qual è la creazione più stramba, quella che magari alla fine avete deciso di non produrre?

Dal disegno al prototipo finale, fino alla messa in produzione ci sono molti passaggi. Non parlerei di produzione stramba, ma di idee in essere che devono ancora trovare la propria armonia nel coesistere.

Al momento stiamo sviluppando 5 linee diverse. Non sappiamo ancora quale di esse sopravvivrà o avrà bisogno di ulteriori lavorazioni prima di essere presentata al pubblico.

 

Il vostro cliente tipo?

Una donna che non ha paura di osare, culturalmente preparata, che sa riconoscere la qualità e acquista per il piacere di farsi un piccolo-grande regalo.

 

 

Quanto aiuta essere presenti, come azienda, nella città della moda italiana per eccellenza?

Aiuta, ma non è l’unico elemento vincente. In questa fase storica, dove le persone sono costrette a viaggiare meno, i social e la comunicazione in generale sono uno dei tasselli più importanti, da unire certamente a una buona équipe.

 

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di Marianna Addesso

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