Figli di un altro Dio – courtesy by Pasquale Sorrentino

POLLA. Continua il tour di presentazioni del primo romanzo di Pasquale Sorrentino: Figli di un altro Dio. 

 

Dopo l’incontro presso la libreria Mondadori Bookstore a Sala Consilina, l’autore sarà presente domenica sera a Caggiano, ospite di txi_libri, alla serata “Autunno in Noir” organizzata da Francesco Castellucci.

 

Giornalista di cronaca e blogger di successo, Pasquale Sorrentino sceglie di ambientare il suo noir a Polla, suo paese d’origine. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare cosa si cela dietro questi misteriosi delitti avvolti dalla nebbia del fiume Tanagro.

 

Courtesy by Pasquale Sorrentino

 

Figli di un altro Dio è un noir che scava nelle ombre dell’oscuro: quanto lo scrivere di cronaca ha influito sulla scelta di scrivere un giallo?

 

Ha influito moltissimo. Sono affascinato dal mondo del crime. Lo ero da lettore in quanto ho cominciato a leggere, subito dopo i grandi classici, i libri di Faletti e Dan Brown e mi sono appassionato al genere.

Come lettore, poi, mi hanno affascinato i libri dei grandi scrittori nordici e, in Italia, di penne meravigliose come Riccardo Bruni e Roberto Costantini. Oltre che di Donato Carrisi, ovviamente.

Dal 2009, poi, ho cominciato a scrivere di cronaca nera e misteri e da 13 anni continuo a farlo con passione e attenzione. Tutto ciò mi ha aiutato molto nell’immaginare e poi nello scrivere il mio primo libro.

 

Per una volta abbandoni la parte da cronista, che racconta fatti realmente accaduti, e diventi narratore di una storia partorita da te: com’ è stato questo cambio di ruolo?

 

Una volta che ho avuto l’intera storia in testa, partendo da una leggenda noir raccontatami da mia nonna quando ero ragazzo, è stato abbastanza semplice.

 

Il motivo è presto detto: quando faccio il cronista vedo un evento e provo a raccontarlo con i cinque sensi. Chi legge quello che scrivo deve essere al mio posto. Quindi racconto odori, suoni, particolari, rumori. Tutto il contesto, insomma.

 

Da scrittore ho solo cambiato un aspetto: non vedo più realmente quello che racconto, ma lo vedo nella mia testa. Partendo sempre dai cinque sensi. Solo così, secondo me, lo scrittore può essere coinvolto. Coinvolgerlo come se si trattasse di vita reale, insomma.

 

Ovviamente mi ritrovo di più nella vita da giornalista, una vita che volevo fare da quando avevo 8 anni. Inizialmente volevo fare il giornalista sportivo e ci sono riuscito.

La mia carriera è cominciata seguendo il Perugia in serie A e anche scrivere di sport mi ha aiutato a rendere più snella la mia scrittura.

 

La difficoltà di essere scrittore, se davvero lo sono, è quella di avere o trovare un metodo per scrivere un libro intero.

 

Ambientato a Polla, alcuni dei personaggi sono inventati, altri si ispirano a persone “reali”; quanto di Pasquale Sorrentino c’è nel libro e, se c’è, qual è il personaggio che più lo identifica?

 

È il mio primo libro, e quindi ho messo un po’ di me.

Alcuni aspetti del mio carattere li ho disseminati in due o tre personaggi, non ce n’è uno che mi identifica più di altri. Poi, essendo un cronista, mi è stato più semplice ispirarmi a persone reali con loro vizi e vezzi, con virtù e aspetti fisici.

Mi sono ispirato ai “personaggi” del mio paese, a quelli che fanno parte di ogni paese.

 

E poi devo ringraziare parecchi miei amici; molti di loro sono “personaggi di un libro” anche nella vita reale. Alcuni li ho fatti diventare eroi, altri cattivi, altri semplicemente – nel libro – li ho “fatti ammazzare”.

Anche la “colonna sonora” del libro è la colonna sonora della mia vita. Io scrivo ascoltando musica, le canzoni della mia vita e i cantanti che hanno significato qualcosa per me, le ho messe nel libro.

 

Senza fare spoiler, il finale sembra un cliffhanger che porta dritti dritti a una “nuova puntata”, è così? E’ già in cantiere un sequel?

 

La risposta è sì. Per due motivi: il primo è che ho ancora qualche amico da far ammazzare, in un libro. E secondo perché vorrei scrivere una trilogia, partendo da tre leggende di Polla, che facciano da sfondo a tre storie noir, ma con alcuni personaggi che si riconfermano.

La leggenda di Figli di un altro Dio parte dalla presenza di un tunnel tra lo splendido convento di Sant’Antonio, che vi invito a visitare, e un convento di suore dove avvenivano incontri peccaminosi.

Le altre le ho in cantiere.

 

Come descriveresti la tua prima esperienza da romanziere?

 

Meravigliosa. Era una mia fantasia. Far leggere cosa ho nella mente. Cose lecite, ovviamente. E mi sto divertendo un casino.

 

Courtesy by Pasquale Sorrentino
stampa

di Marianna Addesso

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