Nel corso dell’ultima riunione di redazione de Il Bello abbiamo deciso di raccontare, ottanta anni dopo, alcuni episodi dei bombardamenti del 1943.

Storie tragiche, individuali e collettive. 

Quelle bombe uccisero tanti civili in fila per il pane.

Cosa c’é di bello nella morte? Forse nulla, ma abbiamo il dovere di raccontarla perché la memoria sia monito per tutti.

E’ giusto, é onesto, é bello coltivare la memoria. 

In questo racconto verosimile Liberato Taglianetti narra, con estrema delicatezza, la pagina più buia della storia di Campagna, il bombardamento del 17 settembre del 1943.

Tra le vittime civili, in fila per il pane, sotto il Comune, anche un bimbo, Tutuccio,  dilaniato dalla forza distruttiva delle bombe.

Di quel piccolo rimasero solo brandelli e alla madre fu negato anche il diritto alla sepoltura. 

Nella finzione narrativa leggerete alcune pagine di diario di quella sfortunata madre.

E’ l’orrore della guerra.

Ornella Trotta

 

Tutuccio aveva solo un anno

di Liberato Taglianetti

Quella mattina un vicino di casa ci informò dell’apertura dell’azienda annonaria ubicata all’ingresso del palazzo del Comune.

Così raccogliemmo le poche cose che avevamo portato con noi e ci dirigemmo verso la piazza con la speranza che non giungessero aerei nemici pronti a scaricare sulle nostre povere case altre bombe che avevano già provocato morti e distruzione anche nel nostro piccolo borgo.

La notte come le altre notti l’avevamo trascorsa in alcune grotte naturali sotto la Ripa della Guardia insieme a tanta altra gente sfollata dai paesi vicini per paura delle bombe.

Con il piccolo in braccio

Col mio piccolo in braccio scansando le macerie delle case distrutte raggiunsi la piazza mentre mio marito preferì dare un’occhiata alla nostra casa perché correva voce che alcuni nostri compaesani insieme ai tedeschi saccheggiavano tutto.

In fondo non c’era molto da rubare nelle nostre povere dimore, salvo qualche pentola ammaccata e un vaso di terracotta per l’acqua fresca non c’era altro.

I Tedeschi in casa

Avevamo i tedeschi in casa, i fascisti erano spariti e gli alleati anglo-americani erano sbarcati a Campolongo

In lontananza si sentivano distintamente esplosioni per l’infuriare della battaglia.

Nelle grotte sotto la Ripa della Guardia

Dopo i due bombardamenti che avevano arrecato tanti danni alle nostre povere case e ucciso alcune persone, molto preoccupati per quel che poteva accadere da un momento all’altro, ci eravamo nascosti per paura dei bombardamenti nelle grotte sotto la Ripa della Guardia a riparo di alcune sporgenze delle rocce che ci coprivano  dalla vista di eventuali aerei nemici di passaggio sopra di noi.

Non eravamo soli, ma ci trovammo insieme a tanta gente proveniente da ogni dove in cerca di salvezza che forse a loro dire solo il nostro paese era in grado di garantire.

Adulti e bambini

Insieme a noi adulti, tanti bambini affamati e piangenti che avevano perso la voglia di giocare e di stare con compagnucci della loro età.

Avevano gli occhi tristi e spesso guadavano verso l’alto come per esorcizzare la paura di scorgere un aereo da un momento all’altro sopra le nostre teste.

Don Ciccio ‘u ferroviere

Infatti ogni tanto si vedeva attraversare il cielo un piccolo aereo da ricognizione che gli sfollati di altri paesi e  città vicine chiamavano don Ciccio ‘u ferroviere,  a loro dire era  innocuo perché senza bombe da sganciare.

Il rombo del suo piccolo aereo non incuteva più paura a nessuno per cui tanti come noi decidemmo di sfidare la sorte e giungere davanti al palazzo comunale dove era aperta l’azienda annonaria.

Così con tensione e paura malcelata con il mio bambino in braccio attraversai le rovine di alcune case distrutte e dopo poco mi trovai davanti al negozio dove si era formata una lunga fila di gente accorsa come me per lo stesso motivo.

Un unico negozio aperto

Mi sono sempre chiesta perché le autorità cittadine avessero autorizzato l’apertura in tutta la cittadina di quell’unico negozio, forse si era deciso così per non  consentire agli aerei alleati di vedere vari assembramenti di persone facilmente scambiati dall’alto per truppe tedesche ubicate ovunque nella cittadina e quindi da distruggere con un bombardamento ulteriore.

Mi trovai così in coda a tante persone che erano giunte lì per la stessa ragione, impaurite e desiderose di fare presto per poi mettersi al sicuro nei ricoveri di fortuna disseminati nelle grotte cittadine perchè gli aerei americani potevano colpire da un momento all’altro.

Il fascistello imitava il duce

Le cose andavano per le lunghe e si cominciò a protestare, ma fummo messi a  tacere dall’ex fascistello di turno, uno sbarbatello che scimmiottava mentre parlava e arringava tutti noi le pose del duce con la faccia e il mento prominente e lo sguardo arrabbiato nonostante ormai indossasse una divisa della polizia locale.

Alcuni anziani gli fecero notare che i tempi erano cambiati ,del duce si erano perse le tracce e dei fascisti padroni dell’Italia di una volta non c’era più traccia come pure del re e di Badoglio che erano scappati lasciandoci in balia degli eventi e che  quindi la smettesse  di fare il pagliaccio e avere rispetto  per tutti noi impauriti per gli eventi incontrollabili senza cibo né protezione.

Sopraggiunse un autoblindo tedesco con dei soldati per  attingere acqua nella fontanella sotto il comune.

I Tedeschi non li guardavamo neanche

Non li guardavamo neanche per paura di rappresaglia o di qualcosa che avrebbero potuto farci, anche se  con noi avevano sempre avuto un comportamento pulito e rispettoso.

L’attesa era lunga e il mio piccolo cominciò  a piangere, voleva forse scendere per giocare per terra come piaceva a lui ,era piccolo e non si reggeva ancora in piedi da solo.

Cercai di trattenerlo tra le mie braccia cantandogli dolcemente una ninna nanna, ma tutto fu inutile: cominciò a piangere forse perché aveva fame e così per calmarlo lo deposi per terra davanti me.

Tutuccio aveva fame

Si stava calmando e mi sembrava sorridesse anche ad una signora che appena si accorse di lui mi fece tanti complimenti e cercò di prenderlo in braccio, ma ovviamente riprese a piangere.

Quanti anni ha, signora? “Appena un anno”. Ma è già grande. Il mio ora avrebbe due anni e mezzo, è stato ucciso insieme a mia madre e mio padre da una bomba americana pochi giorni fa a Salerno. Siamo venuti a Campagna perché ci hanno detto che qui siamo al sicuro nelle grotte dei vostri monti.

Tante carezze per il piccolo Tutuccio

Mentre parlava gli fece delle dolci carezze che mi sembrò il piccolo accettasse volentieri: non piangeva più anzi cominciò a parlare e  pronunciare parole incomprensibili che tanto apprezzammo.

Era indice che si stesse calmando. Così continuò a  raccontare della morte dei suoi cari e delle confidenze che aveva ricevuto da alcuni  soldati italiani giunti dalla Sicilia, impauriti dalla  forza distruttiva delle truppe e degli armamenti degli angloamericani contro cui le nostre forze erano ben poca cosa.

Noi che dovevamo conquistare il mondo intero con i nostri soldati e con i milioni di baionette e la potenza distruttiva dei nostri bombardieri…basta vedere come siamo messi oggi…

Poi solidarizzammo con le mamme che avevano figli  soldati disseminati un po’ ovunque nello scenario di guerra che speravano un giorno di rivedere sani e salvi maledicendo nel contempo il duce e la massa di guerrieri buoni ciarlatani di cui si era circondato.

Dove vi siete rifugiati, in quale grotta? “Ci hanno ospitato degli amici nella casa dei Pironti, lì c’è una grande grotta che gli aerei nemici non vedono dall’alto e quindi siamo un po’ più tranquilli, speriamo che facciamo presto stamattina,h o uno strano presentimento”.

Così ingannavamo il tempo dell’attesa industriandoci a far calmare il piccolo che mi sembrò accettasse volentieri il gergo che fa felici i bambini.

”Batti, batti le manine…“

Anche una  distinta signora ben vestita e molto curata nel suo abitino di lana scura, e il suo cappellino stropicciato non più bello e vedersi come una volta, invitò il mio piccino a recitare :” batti, batti le manine“… quando sentimmo distintamente il rombo di un aereo che si avvicinava trasmettendo a tutti noi tanta, tanta paura per un nuovo bombardamento, ma qualcuno tra la folla gridò di non aver paura perché era don ciccio ‘u ferroviere.

Le bombe su civili del bombardiere americano

Si sbagliava e di grosso: era un bombardiere americano che mentre si allontanava sganciò delle bombe sopra di noi che emisero un fischio fortissimo che si faceva sempre più intenso fino a quando non caddero sulla facciata del comune provocando una esplosione terribile.

Crolla tutta la facciata del Comune

Lo scoppio dell’ordigno fece crollare tutta la facciata del Comune travolgendo tutti quanti erano lì davanti in attesa del proprio turno mentre tutti gli altri in fila sulla piazza furono investiti dallo scoppio dell’ordigno e da un’enorme fiammata che bruciò all’istante tante persone mentre tante schegge dilaniarono piccoli e grandi nella piazza.

Le mura e i platani sul cui tronco sono visibili ancora oggi gli squarci provocati dalle schegge.

Persi i sensi

Credo di aver perso i sensi, ma quando mi ripresi mi accorsi di avere la testa dolorante e il mio volto pieno di polvere misto a sangue.

Cominciai così a urlare il nome del mio bambino che poco prima era davanti a me mentre giocava e la signora lo invitava a recitare e battere le manine.

Chiamai continuamente il suo nome, ma tutto intorno a me erano macerie e corpi di uomini e donne dilaniati dall’esplosione.

Non trovai più il mio piccolo

Urlando e piangendo cercai di scostare quei brandelli di corpi in cerca del mio piccolo che non riuscii a trovare per cui svenni  e dopo tanto mi sentii sollevare dalle forti braccia di mio marito che parlava e faceva gesti, ma io non riuscivo  a intendere ero diventata anche sorda.

Così con la poca forza che avevo lo segui nel palazzo di fronte ove c’era una grande grotta in cui avevano trovato rifugio uomini e donne feriti e altri che piangevano.

Nell’atrio c’era una fontana con le cui acque lavai un po’ il mio viso  e subito tentai di tornare nella piazza in cerca del mio bambino.

Dopo tanto  sembrò a tutti che il pericolo fosse passato e così si cercò di dare una mano ai pochi sopravvissuti tra le macerie.

Hai visto il mio bambino?

Ciao, hai visto il mio bambino? Era bello, aveva un anno, tu lo hai visto era con me, il mio bambino aveva i capelli biondi a aveva un anno e batti abbatti le manine, poi la bomba, la signora con il cappellino sdrucito gli parlava io stavo qui parlavo con….

Mi dissero poi che ero di nuovo svenuta e mi avevano portata in un ricovero improvvisato nel portone dell’episcopio alla fine della discesa del mercato.

Due giovani seminaristi

Lì passammo la notte e il giorno dopo: quando mi ripresi vidi due giovani seminaristi che aiutandosi con il carretto dello scopachiazza (spazzino) cercavano di rimuovere i cadaveri da sotto le macerie  per  accantonarli in un lato del corso per poi dare loro una degna sepoltura chissà come e chissà dove, vista la grande distanza del cimitero  dal centro cittadino.

Belli giovanotti,perchè non mi aiutate? Il mio bambino,aiutatemi a cercarlo, vi prego era davanti a me  e giocava… sarà sotto le macerie, era bello… aveva un anno, giocava per terra …. batteva le manin…venite  andiamo insieme, vi faccio vedere dove ero insieme a lui prima dello scoppio della bomba.

La seconda esplosione

Li pregai con insistenza, ma quando mi accorsi che non mi davano retta, passai sopra le macerie e  i cadaveri per raggiungere il luogo dove secondo me doveva trovarsi il piccolo Tutuccio, quando una nuova potentissima esplosione avvertimmo e così di nuovo tornammo nei rifugi sperando che non avessero gli alleati sganciato altre bombe sul di noi.

I tedeschi in ritirata avevano fatto saltare la polveriera ubicata nella zona della Madonna del Ponte.

Così ci dissero.

L’odore dei cadaveri

Comunque fummo consigliati di allontanarci dal luogo del massacro perché i corpi dilaniati dall’esplosione cominciavano a puzzare e quindi c’era pericolo di epidemia.

Gli aerei non passavano più sopra le nostre teste da tanto fino a quando non sentimmo grida di gioia e di evviva urlate con quanto fiato si aveva in gola.

Arrivano gli alleati

Erano arrivanti anche a Campagna gli alleati.

Vedemmo avanzate verso il corso delle autoblindo americane e camion pieni di tanta gente fino ad allora nascosta chissà dove che sventolava bandiere tricolori e fumava sigarette.

Sapremo poi che tanta di quella gente che aveva festeggiato l’arrivo degli americani aveva insieme ai tedeschi saccheggiato le nostre povere case.

Gli alleati così ordinarono di rimuovere subito i cadaveri e di portare i miseri resti in piazza Sant’Antonio e nei pressi del convento della Concezione per bruciarli.

Il mio bambino non fu più trovato come i corpi di tante altre persone che morirono nell’esplosione.

 

Tutuccio aveva solo un anno

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di admin

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