Roberto Pisacane – “Dott. Pinocchio Zoticone”

NAPOLI. La clownterapia è una delle attività su cui l’Associazione La Tua Voce ODV si fonda e basa le proprie attività sociali.

L’associazione nasce nel giungo del 2007 con l’obiettivo di realizzare una rete di servizi  per migliorare le condizioni della degenza in ospedale, soprattutto quelle dei più piccoli.

 

Flora Sasso – “Dott.ssa Trilly Flò” durante la clownterapia

Incontriamo la presidente dell’associazione Flora Sasso (Dott.ssa Trilly Flò) e il socio fondatore Roberto Pisacane (Dott. Pinocchio Zoticone) per farci raccontare la loro esperienza sul campo.

Come nasce La Tua Voce?

 

“Sono nato e cresciuto a Napoli – ci racconta Roberto Pisacane -, città non facile, dove basta fare una sola scelta sbagliata per perdersi.

Per mia fortuna non mi sono mai trovato nella condizione di dover scegliere da che parte stare; forse, la volontà di essere di aiuto a chi questa possibilità non l’aveva avuta, è stata la molla che mi ha spinto a voler mettere insieme un gruppo di persone, magari già riunite anch’esse in associazioni, che stendesse le mani sul territorio aiutando chi ne avesse più bisogno, diventandone la voce.

Così, molto semplicemente, è nata La Tua Voce, di cui sono stato anche presidente per il primo periodo. Mi sono documentato sulla clownterapia e ho deciso che volevo entrare in corsia anch’io. Dopo qualche mese ho contattato Flora, che si occupava di animazione coi bambini e insieme ci siamo imbarcati in questa avventura. A lei ho ceduto quasi subito e molto volentieri gli oneri burocratici per poter entrare in prima linea a giocare, ridere e scherzare con chi, in un determinato momento della propria vita, si trova in una situazione più grande di lui che non sa bene come affrontare”.

Come si riesce a sorridere davanti alla sofferenza?

 

“Non è semplice, – ci dice  Flora Sasso – non lo è stato all’inizio e non lo è tuttora.

Gli occhi esprimono gioia con la stessa intensità con cui esprimono il dolore. Incrociare quegli occhi sofferenti e speranzosi, soprattutto se appartengono a un bambino, ti stringe il cuore e ti fa stare davvero male. Quello che si impara, con la pratica e con l’esperienza, è osservare con distacco (che poi non è mai reale) senza farsi coinvolgere dalle storie personali che si incontrano tra le corsie.

A distanza di quasi 20 anni, ho ancora vivi dentro di me i ricordi delle mie prime volte a contatto con i piccoli pazienti. Ho dovuto trattenere più di qualche lacrima, ma dentro di me ho sempre avvertito una grande forza che mi permetteva di ribaltare il pianto in un sorriso.

Credo che sia questo il segreto: lasciarsi andare alle emozioni, anche se negative. Sono loro che ci aiutano a portare a termine bene il nostro compito, che è quello di donare serenità. Non siamo noi che stiamo combattendo e quindi non possiamo permetterci alcuna debolezza”.

 

 

Clownterapia in trasferta

 

Presidente, in questi anni avete partecipato a molte missioni e ricevuto tanti riconoscimenti. Qual è l’esperienza più bella fino a oggi?

 

“Sicuramente la missione in Guatemala ci ha lasciato nel cuore ricordi indelebili; ma anche in Costa D’Avorio abbiamo toccato con mano delle realtà così diverse dalla nostra eppure, in fondo, così affini. Certamente la cosa che più accomuna tutto il mondo è la voglia di serenità e spensieratezza che si dovrebbe sempre respirare, quale che sia la condizione di vita. Come si può negare a un bambino di sorridere?

Per quanto riguarda i premi ricevuti, invece, l’ultimo in ordine di tempo non ha ancora compiuto un mese e mi è stato dato a Palermo, durante il congresso organizzato dal Parlamento della Legalità Internazionale. Lì, mentre ascoltavo i genitori di Luca Attanasio e gli eroi che hanno assicurato alla giustizia gli assassini di Padre Pino Puglisi, ho vissuti emozioni molto forti.

Il nostro impegno come associazione, infatti, non si ferma solo alle corsie ospedaliere, ma cerca di abbracciare molti ambiti del sociale. Siamo anche centro antiviolenza e abbiamo coinvolto, nel progetto che portiamo nelle scuole Un cucciolo dal naso rosso, una cooperativa di persone diversamente abili che realizzano per noi delle t-shirt con il nasino rosso indossato da un cucciolo.

Quello che portiamo come educatori nelle scuole è, in effetti, anche la giustizia, l’inclusione e la legalità, temi che soprattutto in un territorio come il nostro non vanno mai messi da parte”.

 

Che ripercussioni ha avuto la Pandemia sulle vostre iniziative solidali?

 

“Il Covid-19 ci ha messo in ginocchio come ha fatto con tutti, ma non ci siamo mai arresi.

Anche in quel periodo, sebbene da remoto, abbiamo cercato di esserci sempre sebbene solo con un video o con un messaggio scritto sui social. La clownterapia non era possibile effettuarla, ma le idee non sono mai mancate.

Sono nati altri progetti, uno dei quali completato l’anno scorso e che ancora portiamo avanti.

Abbiamo, infatti, già donato ad alcuni ospedali il Babalù, un porta flebo/chemio in legno, con sembianze animali, rotelle e una seduta. Grazie a questo strano essere, il bambino che deve sottoporsi alla terapia può farlo salendoci a cavallo e girando libero per i corridoi.

Siamo in attesa di donarne altri, speriamo al più presto, ad altri due ospedali qui in Campania.

 

 

Babalù

 

Strettamente collegato al progetto Babalù, c’è Accendi un sorriso.

Durante le nostre incursioni nelle scuole, abbiamo chiesto ai bambini di associare alla parola “sorriso” un aggettivo. Ne sono venuti fuori talmente tanti e talmente tanto simpatici che ci è venuto in mente di farli trascrivere su dei portacandele contenenti candele profumate. Queste candele le abbiamo poi inserite in piccoli espositori da tenere esposti nei saloni dei parrucchieri, nei centri estetici e in altre realtà imprenditoriali, ovunque potessero essere visti da quante più persone possibili.

Tutto questo è stato possibile grazie all’azienda campana “Camila”, che ci ha supportato fin dall’idea iniziale.

In questo modo continuiamo a raccogliere i fondi necessari per portare avanti il progetto Babalù e anche altri che ancora sono solo sulla carta, ma che non vediamo l’ora di toccare con mano”.

 

 

Accendi un sorriso

 

Patch Adams, il medico americano ideatore della clownterapia, fu costretto a difendersi davanti a una commissione che doveva decidere se fosse in grado o meno di esercitare la professione di dottore. Fu lui, però, a intuire che anche la componente psicologica è fondamentale nel processo di guarigione da una malattia.

Grazie a lui possiamo contare su un’arma molto importante che serve a combattere l’unica guerra che si dovrebbe desiderare di vincere: quella contro la malattia.

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di Marianna Addesso

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