CAGGIANO. La poesia è protagonista dei pomeriggi ferragostani caggianesi.

 

L’associazione “Tempi Nuovi”, capitanata da Mimmo Pucciarelli e Giuseppe Pepe, ha infatti organizzato un intero weekend tutto dedicato alla poesia.

 

 

SI parte sabato 12 agosto, nell’atrio del Castello normanno Del Guiscardo, con la presentazione di due testi apparentemente diversi tra loro:

La dolce voce delle campane Quando il mare è mosso.

 

La dolce voce delle campane

 

Il primo volume è una raccolta di poesie del caggianese Vittorugo Caggiano, magistrato e fratello del compositore Nestore.

Nomina sunt omina, si potrebbe dire: il nome dei due fratelli, infatti, come si legge in alcuni documenti biografici, è un rimando alle “belle letture di cui erano appassionati i genitori”.

Rimasto per sempre legato al suo borgo natìo, e alle sue “strett’le” (vicoli), Vittorugo (Victor Hugo italianizzato) Caggiano lo celebra in numerose poesie, anche in molte di quelle racchiuse in questa raccolta.

La dolce voce delle campane è una riedizione a cura di Mimmo Pucciarelli, anch’egli autore e poeta (in italiano e in caggianese), che pur vivendo a migliaia di chilometri di distanza da Caggiano, da anni ne racconta con trasporto tradizioni, lingua e storicità.

L’opera è pubblicata dall’Atelier de création libertaire e Tempi Nuovi.

Quando il mare è mosso

 

 

Quando il mare è mosso edito da Porto Seguro editore, è l’ultima fatica editoriale del romano Massimiliano Giannocco.

Autore di poesie e aforismi, Giannocco rivela nei suoi scritti un profondo legame con Roma, l’Urbe.

Scrive, infatti, sia in italiano che in dialetto romanesco.

Per lui la poesia è “ossigeno, necessaria come l’aria”, racconta in una recente intervista: “condivisione tra chi scrive e chi legge, è dialogo emotivo tra due persone”.

 

Mai dimenticare le proprie origini

 

Sebbene separati da quasi un secolo, gli scritti di entrambi gli autori hanno in comune l’amore enorme per i luoghi di nascita; luoghi dove si cresce e da cui si impara a volare con le proprie ali per vivere la vita.

Il dialetto è un patrimonio che va preservato così come le tradizioni e gli insegnamenti familiari ed è bello, in un’epoca di tradizione oramai digitale, vederli trascritti su fogli rilegati, a imperitura memoria.

 

Simone Weil: una vita consacrata alla filosofia

 

Domenica 13 agosto, presso il piazzale della terza età (già piazzale Padre Pio) è la volta di Simone Weil e del saggio Le Città di Simone Weil, l’itinerario filosofico e mistico, di Don Fernando Antonio Barra, edito da Guida editori.

Il racconto appassionato della vita della Weil fatto dall’autore, direttore della biblioteca “Mons. Antonio Pascale” di Arenabianca, ha letteralmente rapito gli astanti.

Un pubblico che ha potuto assistere a una vera e propria lezione che ha toccato storia, filosofia e letteratura.

Il bello è che questa “lezione” non ha tediato bensì rapito gli ascoltatori, facendo aumentare la schiera di conoscitori e ammiratori di questa figura importante, scomparsa a soli 34 anni.

A dialogare con l’autore, il professor Pasquale Persico, della Fondazione Morra, che ha rappresentato la parte più “laica” del dialogo su Simone.

Nella sua introduzione, Mimmo Pucciarelli pone l’accento sui “vuoti”. Il vuoto può essere sia fisico che esistenziale; in entrambi i casi va colmato, perché dal caos che ne può generare, si ristabilisca un ordine collettivo, ma soprattutto individuale.

Il pensiero di Simone Weil racconta proprio questo: l’anelito a una “città” utopica in cui non ci sia un potere che tende a dominare, ma un pensiero comune che tenda a livellare e ad aiutare l’emergere di individui senzienti e in grado di garantirsi la propria libertà.

L’uomo è nato per percorrere la propria strada in senso orizzontale, l’uno di fianco all’altro. Chiunque abbia bramosia di elevazione personale, viene tenuto letteralmente coi piedi per terra dalla forza di gravità.

L’unico modo per elevarsi è il pensiero, ciò che rende liberi. A questo, Simone Weil ha dedicato la sua vita: ha voluto toccare con mano realtà operaie e non, con l’unico intento di raccontarne le storture e cercando di far riavere un’anima a chi le sembrava l’avesse persa lì, seduto davanti a una sterile catena di montaggio.

Come può ribellarsi chi ha perduto l’anima e il pensiero?

 

«Quelli che credono sapere meno si troveranno forse alla fine a essere stati quelli da cui gli altri avranno più appreso». SIMONE WEIL

 

Presente ad entrambe le serate, il sindaco di Caggiano, dott. Modesto Lamattina, sempre attento alle numerose iniziative culturali organizzate a Caggiano. A lui il plauso per aver compreso ancora una volta l’importanza della cultura e della divulgazione, a beneficio dei suoi concittadini, e non solo.

 

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di Marianna Addesso

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