NAPOLI. Colpisce dritto allo stomaco Scannasurice, proprio come il “trematutto” che ha appena scosso metà della Campania. Siamo nel post terremoto dell’Irpinia, il nostro (di noi campani) Big One.
Enzo Moscato scrive il suo testo due anni dopo. Lo scrive mentre intorno a lui si tenta a fatica di ricostruire, di riprendersi ciò che la natura ha tolto. E lo fa partendo dal basso: dallo scantinato di un palazzo, smembrato dal sisma, e da Scannasurice che lì ci abita.
Lotta con i “surice”, una vera e propria razza di gente che “angiarrusamente” (con cupidigia) pretendono e rubano e si insinuano dappertutto.
Il mondo di Scannasurice è fatto di storie e leggende. Racconta la storia della signorina Rosina, quella di Nannina e Totore, ma racconta anche di come la nonna, quando era piccolo, GLI (solo qui si riferisce a se stesso al maschile) fece conoscere la leggenda della Bella Mbriana e quella del Munaciello.
E tra un sorso di vino e un nevrotico strisciare tra i cunicoli, per scacciare via i molesti coinquilini, Scannasurice si prepara per il suo business notturno. Calzettoni col buco e pantofole lasciano il posto a calze a rete e scarpe col tacco. E’ ora di andare a lavorare, ma non prima di aver salutato lo studente, a cui chiede, speranzoso, un po’ d’amore.
<<Sposami, che fa? … Amami, perfino!>>
Scannasurice è un “femminiello” napoletano: uno che beve, che si prostituisce, ma che il regista Carlo Cerciello fa interpretare a una donna.
L’attrice Imma Villa (Premio Mario Mieli 2018 come Migliore Interprete;
Premio Le Maschere del Teatro 2017 per Migliore Interprete di Monologo), incanta con la sua voce sussurrata, rauca, e con le movenze proprie di chi è abituato a strisciare. Eppure, sotto quella schiena perennemente ricurva, emerge una personalità dirompente, che pare toccare quasi il cielo.
Incontro telefonicamente Imma Villa, che ci racconta il “suo” Scannasurice (Premio della Critica (A.N.C.T.) 2015; Premio Annibale Ruccello 2015; Premio Pulcinellamente 2015) e altri futuri progetti.
Odi et amo scriveva Catullo: dopo tanti anni nelle vesti del pluripremiato Scannasurice, qual è il sentimento che prevale?
Un testo questo che riesce sempre ad incastrarsi perfettamente nel momento storico in cui viene riproposto in scena.
Oggi Scannasurice cosa penserebbe, come si muoverebbe e quali sarebbero le sue paure?
Un altro monologo con lei protagonista, che ho avuto il piacere di veder rappresentato, è Erodiade, ancora con la regia di Carlo Cerciello.
Quanto è difficile essere sola in scena e quanto invece può essere catartico?