Era il 4 novembre 2020 e il Covid era un nemico armato da cui bisognava difendersi.
L’intervista per Corriere.it
Intervistai per Corriere.it la squadra dei trasportatori coordinata dal dottor Gerardo Liguori.
Nelle solitudini di quei giorni autisti, infermieri professionali e operatori socio- sanitari, traghettavano ” i dannati del Covid” dal Pronto Soccorso del Ruggi al Da Procida e nei vari reparti dei due nosocomi.
Una squadra affiatata, coraggiosa, a volte spaventata che trovava nel dottor Liguori la fermezza e il coraggio per andare avanti, anche nella tempesta più buia.
Il bello é che studiavano ogni mossa, ogni movimento.
Indossavano tre guanti
Con i dispositivi di protezione individuale addosso si muovevano con difficoltà.
Indossavano tre guanti, l’ultimo, quello a contatto con la pelle, di un colore diverso dagli altri due.
Serviva a ricordare che se l’avessero tolto si sarebbero esposti al contagio.
Avevano imparato a controllarsi reciprocamente e continuamente, facevano il tampone ogni quindici giorni, all’occorrenza anche ogni giorno.
Gerardo Liguori
Gerardo Liguori era il medico responsabile del servizio ambulanze alto contenimento covid diceva che era rilevante lo spirito con cui si preparavano i sui ragazzi, “rigoroso, direi da caserma. Se sbagliano dentro portano fuori e viceversa”.
Avevano chiaro che la salute di uno solo diventa “la salute di tutti”.
Sotto le tute indossavano divise monouso. Si proteggevano il viso con le mascherine FFP3 e con le visiere.
Lavoravano su tre turni: mattina, pomeriggio e notte.
Furono davvero bravi e nessuno si ammalò.
Tony Chiola
Tony Chiola era il coordinatore del servizio e diceva: “La nostra squadra è il punto nevralgico dello spostamento dei pazienti covid. Sentiamo su di noi questo carico di responsabilità”.
Nunzia Iodice
Nunzia Iodice operatrice socio sanitaria diceva: “La paura c’è, ma essendo bardati il rischio diminuisce. Cerchiamo di portare un sorriso con qualche battuta. Noi che ci lavoriamo dobbiamo avere un po’ di coraggio in più. Ma l’ansia si vive, il covid, purtroppo, é un virus che si intrufola dappertutto”.
Aniello Cafaro
Aniello Cafaro, autista abituato alle emergenze, aveva lavorato con la Croce Rossa in Bosnia, in ex Jugoslavia e in Kosovo e diceva: “Ho lavorato nelle alluvioni, nei terremoti, sono abituato all’emergenza, ma questa è una grande emergenza. C’è molta tensione, molta paura, dobbiamo stare attenti. Ma andiamo avanti”.
Con coraggio e con determinazione quei ragazzi ce l’hanno fatta.
A noi oggi spetta il compito di ringraziarli.
Non fu indifferente per quei ragazzi la guida, quel medico era Gerardo Liguori, da oggi direttore sanitario dell’ospedale di Oliveto Citra.