Mario Conte: “Ecco perchè il Sud dice no all’autonomia differenziata”

Autonomia differenziata, Nord ancora più ricco, Sud ancora più povero, é questo lo scenario che si prefigura per le regioni del Mezzogiorno.

Ed è allarme anche per i  fondi del PNRR

Ne abbiamo parlato con i sindaco di Eboli, l’avvocato Mario Conte

 Sindaco, perché a Sud diciamo no?

“Diciamo no perché con l’autonomia differenziata aumenterebbe la differenza sociale ed economica tra la parte più ricca del Paese che è il Nord e la parte meno sviluppata che è il Sud.

Ma, soprattutto, si potrebbe aprire un nuovo scenario per le regioni più attrezzate, quelle che hanno  maggiori possibilità di sottoscrivere intese con il governo nazionale, si potrebbe creare uno Stato nello Stato”.

Ci spieghi meglio.

“Già oggi abbiamo venti regioni che competono in uno Stato piccolo rispetto all’Europa, con l’autonoma differenziata le regioni del Nord potrebbero federarsi e avere direttamente rapporti anche con l’Europa e con gli altri Stati.

L’articolo 117 della costituzione  prevede per tante materie una legislazione concorrente tra Stato e Regione, con l’autonomia differenziata le regioni potrebbero legiferare su una serie di materie senza aver bisogno nemmeno che si stabiliscano preventivamente i Lep, i livelli essenziali delle prestazioni”.

Mario Conte: “Ecco perchè il Sud dice no all’autonomia differenziata”

Avremmo italiani ancora più ricchi e italiani ancora più poveri?

“Sicuramente. L’autonomia differenziata è stata pensata in questo modo: per la salute, la scuola e i trasporti  occorrono i Lep, cioè vanno prima individuati i livelli essenziali delle prestazioni uniformemente su tutto il territorio nazionale e poi si possono fare delle intese fra Regione e Governo.

Con l’autonomia differenziata la Regione nel sottoscrivere le intese potrebbe fare delle scelte diverse dalle altre Regioni”.

E quindi parliamo di scuola, di sanità?

“Certo. Quando non c’è la necessità di individuare prima i Lep le regioni possono fare intese con lo Stato su tante materie: per esempio nel commercio con l’estero la Regione non ha bisogno di stabilire prima i Lep, ma può fare un’altra legislazione che la rende autonoma rispetto al resto del Paese”.

Il divario Nord/Sud aumenterebbe in maniera esponenziale in base alle intese fra Regioni e Governo?

“Sì, l’autonomia differenziata vale per il commercio con l’estero, per la ricerca scientifica, per le grandi infrastrutture che si possono realizzare nella propria regione, vale anche per la formazione professionale. Sono ventitré le materie di legislazione concorrente dove la Regione può fare intese con lo Stato e stabilire cosa fare autonomamente”.

Si tratta di risorse che verranno sottratte alle Regioni più povere. Con quali fondi realizzerebbero le intese ?

“Con la spesa storica, perché non siamo ancora arrivati alla spesa standard.

Parte di questa nuova autonomia, di questa nuova capacità di gestione è finanziata con i tributi che si pagano in quella regione. Sono risorse tributarie destinate alla finanza generale.

Quali scenari si prefigurano?

“Si potranno creare macro aree più importanti, le tre o quattro regioni settentrionali più importanti si possono mettere d’accordo su un programma comune e quella macro area diventa uno Stato dentro lo Stato.

Per esempio la Lombardia, il Veneto e la Liguria, avendo interessi comuni, possono fare un’intesa con lo Stato e spendere in una certa direzione le risorse che provengono dalla finanza regionale.

Le regioni più forti dal punto di vista della contribuzione, quelle che hanno maggiori economie, maggiori entrate aumenteranno la loro capacità di spesa rispetto alle regioni meridionali che ne hanno di meno. Parliamo di trasporti, di infrastrutture, di università, rapporti internazionali”.

Il Sud sempre più povero allora?

“Chi ha più soldi può fare di più rispetto a chi ne ha di meno, il gettito fiscale delle regioni meridionali è diverso dal gettito fiscale delle regioni del Nord”.

E poi c’è la questione dei fondi del PNRR, anche lì ci sono problemi?

“Anche sui fondi del PNRR hanno detto: visto che voi non siete in grado di spenderli li prendiamo noi.

Lo Stato dovrebbe mandare un esercito di tecnici per consentire anche al Sud di crescere come ha fatto la Germania e come ha fatto la Spagna per le regioni povere”.

 

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di Ornella Trotta

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