Vere, false o verosimili? Nel mondo del disordine informativo è sempre più difficile riconoscere e individuare le notizie autentiche. Complice anche la velocità a tutti i costi, che non consente un’accurata verifica delle fonti. Come destreggiarsi allora nel marasma delle fake news?

 

A rispondere ai giovani giurati della 53esima edizione del Giffoni Film Festival è Francesco Giorgino, durante un workshop sulla complessità del sistema dell’informazione nell’ecosistema digitale.

 

 

 

L’impegno della Rai contro le fake news

 

 

Il direttore dell’Ufficio studi Rai ha illustrato un progetto che mira a promuovere la consapevolezza dei cittadini sui temi dell’informazione, attraverso campagne di sensibilizzazione e iniziative, con particolare attenzione alle giovani generazioni.

 

Ed è proprio di fronte a loro che il giornalista ha ribadito l’impegno del Servizio Pubblico nella lotta alle fake news.

 

 

Francesco Giorgino a Giffoni: «Viviamo nell’era del disordine informativo»

 

 

«Viviamo in un’era dove c’è molto disordine informativo – ha spiegato Giorgino ai giffoner +18 – ma non esistono mezzi cattivi. Cattivo può essere il loro utilizzo».

 

Il disordine informativo a cui si riferisce il giornalista Rai si compone, in particolare, di tre categorie: disinformation, misinformation, malinformation.

 

 

 

 

Con il termine disinformazione si fa riferimento alle informazioni false o verosimili, condivise intenzionalmente per danneggiare qualcuno.

 

La misinformazione si verifica, invece, quando gli utenti le pubblicano inconsapevolmente partecipando così alla creazione o al potenziamento del disordine informativo.

 

Si ha, infine, mala informazione quando informazioni autentiche sono diffuse con l’intento di arrecare danni.

 

Giorgino sull’importanza delle fonti: «Abbiamo il tempo di verificarle?»

 

 

All’information disorder si aggiunge poi la predilezione per il pensiero veloce – a scapito di quello lento – e per un tipo di conoscenza immediata che non prevede ulteriori approfondimenti.

 

«La velocità resta senza dubbio un ostacolo alla verifica delle fonti e condiziona negativamente la competizione tra players del settore» aggiunge, raccontando alcuni aneddoti legati alla sua carriera in Rai.

 

 

 

 

Per Giorgino la velocità dell’informazione è una criticità molto evidente sulle piattaforme digitali, ma chiarisce: «Il disordine informativo è presente in tutti i contesti editoriali».

 

L’informazione senza giornalismo

 

Sul web è più facile che si sviluppino contenuti falsi o verosimili perché esiste l’informazione senza giornalismo. Ci sono, cioè, contenuti percepiti dal pubblico come informativi pur non essendolo.

 

Come riconoscerli?

 

«Il contenuto informativo generato da una testata giornalistica è frutto di competenze tematiche e competenze relazionali come, ad esempio, la conoscenza dei pubblici» spiega il giornalista.

 

Poi ci sono le competenze espressive e la conoscenza degli stili linguistici, le competenze tecniche e le competenze tecnologiche.

 

E naturalmente le competenze deontologiche: «Noi giornalisti abbiamo una responsabilità, da un punto di vista etico, anzitutto nei confronti della nostra professione» specifica.

 

Il peggiore giornalismo è, secondo Giorgino, migliore di un tipo di informazione che prescinde da queste competenze.

 

 

 

Giorgino ai giovani: «Non informatevi soltanto attraverso i social»

 

È importante, dunque, che i cittadini siano in grado di valutare l’autorevolezza delle fonti, affidandosi a quelli ufficiali. Ed è ugualmente importante che i ragazzi non si informino esclusivamente attraverso i social network.

 

«I contenuti informativi devono essere adattati in chiave crossmediale alle caratteristiche delle varie piattaforme».

 

Così un dato che compare su Instagram, che è un social basato sulle immagini, non è in grado di restituire il senso della complessità di un determinato fenomeno, come può fare ad esempio un giornale.

 

«Allora – conclude il giornalista – perché andare a cercare quell’informazione su Instagram e non cercarla anche altrove?».

 

 

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di Mariana Cavallone

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