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di Egidio Marchetti

 

Siamo un popolo che giudica implacabilmente i calciatori con il vizio delle scommesse e che paradossalmente ogni giorno passa ore proprio nei centri scommesse, intasando addirittura i tabacchini, dove c’è sempre una fila di persone con lo sguardo rivolto al cielo aspettando che il tabellone annunci una nuova serie di numeri e nell’attesa, consuma tagliandi e tagliandini di gratta e vinci, bruciando fior di quattrini, in una sorta di dipendenza febbrile, che si giustifica e si contraddice, nella condizione diffusa di una penuria di soldi e di lavoro. Una sorta di miraggio malato, per affrancarsi dalle frustrazioni di una vita piena di insoddisfazioni.

Ci sono famiglie distrutte dalla ludopatia, persone insospettabili che arrivano ad indebitarsi fino al collo ed a svendere anche la propria casa per sostenere questo vizio.

Tutto questo accade nel silenzio generale delle Istituzioni e con la complicità dello Stato che incassa fior di quattrini dalle tasse di questo business.

Secondo uno studio fatto da “Il Sole 24 Ore” gli italiani nel 2022 hanno speso in lotterie 20 miliardi di euro ed il fisco ne ha incassati 10,3.

Un fenomeno troppo trascurato, di cui i recenti episodi della cronaca rappresentano solo la punta di un iceberg, una tendenza che nasce da un malessere sociale, divenuto una vera piaga.


Non è difficile vedere molta più gente nei centri scommesse rispetto ai frequentatori dei cineteatri o dei luoghi di culto.

Una sorta di conversione scellerata, di un vero precipizio nella scala dei valori e dei bisogni, una deriva che bisogna assolutamente scongiurare, con un’ azione congiunta, sia a livello educativo, attraverso la scuola, la famiglia, la Chiesa ed i mezzi di informazione, che curativo da parte delle strutture sanitarie preposte.


Invece, a livello repressivo, occorre che lo Stato utilizzi tutti gli strumenti di cui dispone per effettuare dei controlli severi, magari istituendo un’ anagrafe obbligatoria per registrare i nominativi dei giocatori, incrociando i flussi delle puntate e delle vincite, la provenienza dei fondi.

Un po’ come accade sia nella lotta al riciclaggio che alla evasione fiscale.


Limitarsi alla condanna del vip di turno, magari vittima della gogna mediatica, costruita da spregiudicati e recidivi avvelenatori della comunicazione, ha solo il sapore della ipocrita lavata di coscienza di un’ opinione pubblica che non vuole capire e si rifiuta di vedere la reale dimensione di un dramma, accontentandosi dell’esposizione al pubblico ludibrio del solito capro espiatorio, alibi collettivo per tanti moralisti senza morale .

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di admin

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