Foto di Mathias Carollo

di Egidio Marchetti

 

 

Giulia e le altre vittime di violenza di genere, ma il mostro chi é?

Sono ormai numeri da emergenza sociale. Un magma infuocato che bruciava da anni e che è esploso in maniera incontrollabile.

Non ci sono più alibi, non ci sono scusanti.

È saltato uno dei pilastri della nostra civiltà, che credevamo emancipata dai secoli bui, dalla grettezza delle barriere sociali, dai soprusi, dalle disuguaglianze e dalle prepotenze di censo e di genere.

Secoli di conquiste raggiunte dalla democrazia, dal benessere, dall’emancipazione culturale e sessuale, vanificate da un fiume di sangue e di violenza.

Come una guerra civile, questa volta non dichiarata dai terroristi o dai mafiosi, bensì dai fidanzati, dai mariti, dai padri, dagli amanti.

In nome di una rabbia animalesca, della frustrazione,  di una fragilità emotiva, di complessi irrisolti di adulti rimasti bambini viziati e capricciosi.

Ombre disumane, cresciute male da famiglie iperprotettive e permissive, dove i figli hanno sempre ragione, anche quando sbagliano a scuola, per strada, nei rapporti sociali.

Anche quando bevono, fumano, si drogano e si sballano, ma i genitori guardano distrattamente altrove.

Tutti belli, bravi, intelligenti.

Polli di batteria allevati con il mangime di un benessere artificiale, senza rinunce, senza desiderio, senza sacrifici.

Giovani che, seppure affrancati dai pregiudizi di un mondo passato e greve, nutriti da principi sani, benché scolarizzati, viaggiatori e conoscitori del mondo, risultano carenti degli anticorpi indispensabili per affrontare una qualunque sconfitta.

Un voto basso, una delusione sentimentale diventano drammi esistenziali, tali da ingenerare gesti estremi.

Furia omicida o suicida, voglia di distruzione e di annientamento, degli altri e di se stessi.

Non è solo una semplice questione di equilibrio mentale, di rispetto del prossimo.

Manca da troppo tempo l’accettazione del no, della rinuncia, il senso del limite, che ha dilatato un ego smisurato, fino a costruire dei mostri.

Troppo difficile sopportare un abbandono, vissuto come una irrazionale sconfitta personale, tale da generare immani tragedie.

Una bomba ad orologeria, il cui timer è stato attivato già da decenni, nella complicità delle famiglie succubi di una società troppo competitiva, dove il propellente è un consumismo costruito ad arte su modelli astratti ed innaturali.

Mentre elementi fondamentali come il rispetto, l’amore, la solidarietà, la cultura, la legalità, il dovere sono sempre più sbiaditi, mercificati, sminuiti, derubricati e relegati negli angoli più remoti della scala dei valori del nostro umanità.

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di admin

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