“Ho lasciato la mia casa a 11 anni per inseguire un sogno”

Battipaglia – In una sera di fine estate incontro Francesco Ventriglia, artista italiano di fama mondiale, orgoglio del nostro territorio.

Francesco Ventriglia ha esordito giovanissimo prima come ballerino, poi come coreografo e direttore artistico.

Il suo lungo percorso artistico inizia da giovanissimo, quando da Battipaglia approda prima all’ Accademia Nazionale di Danza a Roma poi alla Scuola di Ballo del Teatro alla Scala di Milano.  

Entra a far parte del corpo di ballo scaligero dopo il diploma conseguito nel 1997.

Nel 1998 debutta come ballerino solista con “In the Middle Somewhat Elevated” di William Forsythe.

Ballerino di talento, interpreta brani di Roland Petit che lo vuole per il ruolo di “ toreador” nella “Carmen” e di “Quasimodo” nel “Notre dame de Paris”. con Silvie Guillem, e’ “Hilarion” in “Giselle” al Metropolitan ed al Covent Garden.

E’ interprete per George Balanchine, Ailey, Neumeier, Cranko, Kylian, Bejart.

Presto all’attività di ballerino affianca quella di coreografo, che gli varrà il “Premio Gino Tani” come giovane coreografo emergente ed il “Premio Positano Leonide Massine” come promessa della coreografia italiana.

Quasimodo, da Notre Dame de Paris Teatro alla Scala

Come coreografo realizza numerosi lavori come “La solitudine del gigante”, “Mandorle”, “Giallo 700”.

Nel 2006 crea per Roberto Bolle tre titoli: “ La lotta” che debutta a Roma presso la Curia del Senato Romano nei Fori Imperiali, il “Concerto di Capodanno” del teatro La Fenice di Venezia ed “Il mito della Fenice” al teatro Smeraldo di Milano.

Nel 2007 fonda una sua compagnia ”Eliopoli” con cui debutta alla Biennale di Venezia con l’opera “Il mare in catene”, sempre nel 2007 realizza per la Fondazione Arena di Verona ”Sogno di una notte di mezza estate” e “Jago, l’ onesta poesia di un inganno”.

Crea capolavori per grandi stelle della danza, oltre a Roberto Bolle  crea per Eleonora Abbagnato, Svetlana Zakharova dopo il suo invito al Bolshoj, Ulyana Lopatkina che danza il suo “ Contraddizioni” presentata al Teatro Mariinsky di San Pietroburgo.

Nello stesso anno, coreografa a Parigi la cerimonia di presentazione per la candidatura della citta’ di Milano all’ospitalita’ dell’ expo 2015, vincendone l’ assegnazione.

Nel 2009 é a New York a riprendere “Black” per Irina Dvorovenko e Maxime Beloserkovsky dell’ American Ballett Theatre.

Nel 2010 debutta alla scala con “Immemoria”, per il quale riceve “Il premio Bucchi” quale migliore spettacolo dell’ anno.

Nello stesso anno, a 32 anni, viene nominato direttore della Compagnia Maggio-Danza Fiorentina.

Nel 2014 approda in Australia come direttore artistico del Royal New Zeeland Ballet e fonda con Neil Chrsitopher  il “Sidney Choreographic Centre” per la formazione di giovani talenti.

Di recente, a Dubai, ha debuttato con “A thousand tales”, balletto ispirato alle più celebri fiabe, con la musica del compositore ucraino Alexey Shor, in cui ha voluto come danzatori i migliori ballerini italiani e tra questi Anna Chiara Amirante e Alessandro Staiano del San Carlo di Napoli.

Dopo 10 anni é ritornato in Italia, su invito di Eleonora Abbagnato ha creato per la scuola di danza del Teatro dell’Opera di Roma “La bottega fantastica”( Rossini-Respighi). Debutto il 7 dicembre 2023.

 

Credits Stephen A’Court

 

Francesco Ventriglia, lei é ritornato in Italia dopo 10 anni all’ estero.

Che differenza c’é tra lavorare all’ estero e in Italia nel suo mondo?

“Sono molto felice di aver avuto la possibilità nella mia carriera di poter viaggiare molto, conoscere altri popoli, altre culture, altre lingue. 

Ho lasciato la mia casa e la mia città di origine all’età di 11 anni per inseguire un sogno, che era quello di danzare in grandi Teatri. 

Oggi mi considero un uomo molto fortunato perché ho il privilegio di fare il lavoro che sognavo di fare da bambino.

Vivo nella bellezza dell’arte, della musica e della danza.

Credits Stephen A’Court

Ho avuto modo di cercarla la bellezza nella sua forma più alta, proprio attraverso l’arte di tanti Paesi diversi, quindi in realtà non posso davvero fare un paragone tra il mio Paese, l’Italia e gli altri nei quali ho lavorato fino ad ora. 

L’Italia è il luogo in cui sono cresciuto e nel quale mi sono formato, è innegabile che il patrimonio scientifico, artistico, architettonico e culturale italiano sia immenso e ne vado molto fiero, soprattutto quando sono all’ estero, ma allo stesso modo apprezzo e rispetto profondamente anche tutte le diverse culture e persone che ho incontrato in giro per il mondo.

Fa tutto parte del mio bagaglio e nulla è più bello di altro. 

La bellezza è una somma di conoscenze, di curiosità, di consapevolezze, di idee”. 

Si ritrova in qualche personaggio delle sue creazioni?

“Si, qualche volta è successo di mettere molto di me nella costruzione di un personaggio o quando ero danzatore di trovare molto delle mie caratteristiche in quelle del ruolo che interpretavo.

E’ vero anche che quando si performa o si crea uno spettacolo nuovo bisogna sempre essere se stessi e darsi con generosità ed onestà in scena.  

Il pubblico riconosce sempre la verità  e questo crea empatia, uno scambio tra artista e pubblico che genera bellezza, che è poi la chiave del successo di quello spettacolo o di quell’artista”. 

 

Cambierebbe qualcosa di quello che ha fatto o rifarebbe esattamente le stesse cose?

“Rifarei tutto.

Anche le cose che non sono andate bene sono state un’occasione per imparare, per crescere e diventare l’uomo che sono oggi. 

Credo sia necessario assumersi le responsabilità delle proprie scelte e farne sempre una possibilità di trasformazione ed evoluzione”. 

Toreador da Carmen Teatro alla Scala

 Lei crede molto nei giovani. dopo l’ esperienza a Sidney ha aperto un centro di coreografia per i giovani.

“Si. Io ho avuto la possibilità di fare tante cose sin da subito nella mia carriera, incontrando sempre persone nel mio cammino che hanno avuto fiducia in me, hanno supportato il mio talento e la mia passione, prendendosi anche i rischi di scommettere su di me, cosi oggi mi piace l’idea di poter fare lo stesso per la nuova generazione.

La coreografia è un’arte in continua evoluzione che riflette il mondo in cui viviamo, quindi cerco sempre di stare all’erta e osservare cosa accade intorno a me, cercare le nuove voci del panorama coreografico, i ragazzi e le ragazze che hanno qualcosa da dire e supportare le loro creatività”. 

Cosa l’ ha appassionata di piu’: essere interprete, direttore di un corpo di ballo o maestro di coreografia per giovani talenti?

“Tutto questo e molto altro. Credo profondamente che l’arte e gli artisti siano i custodi della bellezza del mondo, ne sono i protettori, i creatori e i diffusori, quindi mi approccio ad ogni cosa che faccio nel mio lavoro con questo forte senso di responsabilità”.  

Secondo lei il balletto classico nella società contemporanea conserva il suo valore educativo?

“Assolutamente si, guai se non fosse cosi. 

Il balletto insieme a tutte le altre forme d’arte sono quello che mantiene nella società contemporanea il legame tra passato e futuro e proprio questo rispetto verso l’evoluzione di ciò che è stato crea nei giovani un forte senso di appartenenza che è la chiave del valore educativo”.  

Qual é il “bello” della danza rispetto alle altre espressioni artistiche?

“La danza fa parte del mondo ancestrale di tutti noi.

Se osserviamo i bambini la loro prima forma espressiva e’ proprio corporea prima che verbale.

Ci muoviamo da sempre, da quando fluttuiamo nel liquido amniotico, la danza fa parte dell’uomo indissolubilmente, per questo possiamo riconoscerne i suoi codici comunicativi e sentircene parte. 

Che cosa é per lei il “bello”?

“Domanda molto difficile.

Io trovo la bellezza nella buona educazione, nelle persone non arroganti, nel rispetto degli altri, nell’ inclusività e nella condivisione. 

L’armonia e l’equilibrio sono il bello di costruire la propria vita rispettando chi siamo, proteggendo i nostri sogni e lavorando duro per realizzarli. 


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di Lydia Palo

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