Martedi 27 maggio, nella suggestiva Biblioteca del Senato “Giovanni Spadolini”, si è svolto un incontro dedicato alla memoria di due grandi protagonisti dell’Italia civile: Danilo Dolci e Pio La Torre.

Il convegno ha visto la partecipazione di Amico Dolci e Franco La Torre, figli rispettivamente di Danilo Dolci e Pio La Torre, che hanno condiviso testimonianze personali e riflessioni sull’eredità dei loro padri. Tra gli altri relatori, si sono distinti: Isaia Sales, saggista e docente universitario; Giuseppe Barone, vicepresidente del Centro per lo Sviluppo Creativo “Danilo Dolci”; Giuseppe Filippetta, storico e autore di studi sull’antimafia; Luciana Castellina, giornalista e politica; Francesco Florenzano, presidente di UNIEDA; Silvia Guaraldi, esperta di educazione e memoria storica. Tra i momenti più intensi, l’intervento di Francesco Florenzano, presidente dell’Unione Italiana di Educazione degli Adulti (UNIEDA) e dell’Università Popolare di Roma (Upter), ha ribadito con forza il valore dell’educazione permanente degli adulti come strumento di emancipazione individuale e collettiva.

L’educazione come diritto continuo

Florenzano ha voluto subito porre al centro la formazione permanente non come attività residuale, ma come diritto fondamentale di ogni cittadino, in particolare di chi è rimasto escluso dai circuiti tradizionali del sapere. “L’educazione degli adulti – ha sottolineato – è oggi più che mai la chiave per affrontare le sfide della complessità contemporanea: dalla disoccupazione alla marginalità sociale, dall’analfabetismo funzionale al disincanto democratico”.

Danilo Dolci: un maestro di futuro

Da questo punto di vista, la figura di Danilo Dolci – poeta, sociologo, educatore e attivista – si impone come un modello vivo. Florenzano lo ha definito “un costruttore di comunità consapevoli”, capace di mettere al centro della sua azione educativa la dignità degli ultimi, degli esclusi, dei dimenticati. Dolci ha fatto dell’educazione un atto politico, un gesto rivoluzionario radicato nella nonviolenza attiva e nell’ascolto profondo.

La maieutica reciproca: educare senza dominare

Elemento centrale della riflessione è stato il metodo della maieutica reciproca, sviluppato da Dolci come superamento della didattica trasmissiva. Non un maestro che insegna, ma una comunità che apprende. Non un sapere da somministrare, ma una verità da far emergere insieme. Per Florenzano, questo metodo resta oggi un faro per chi vuole promuovere una cultura democratica del sapere, in cui ogni individuo è portatore di valore e risorsa.

Un messaggio attuale

La riflessione ha rilanciato l’attualità del pensiero dolciano come risposta alla crisi dei legami sociali e della partecipazione politica. In un tempo in cui la solitudine e l’ignoranza rischiano di alimentare nuove forme di autoritarismo, l’educazione permanente diventa strumento di resistenza civile. Educare, per Danilo Dolci, significava soprattutto dare voce: una missione che oggi spetta a tutti coloro che credono in una società più giusta, solidale e consapevole.

Credits foto di copertina Pdf unsercure, Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported (CC BY-SA 3.0)

stampa

di Ornella Trotta

Condividi
Potrebbe anche interessarti