Napoli. Il 6 Maggio alla Libreria Paoline di via Duomo (NA), ha avuto luogo la presentazione del nuovo libro di Vincenzo Russo, Humanitas. Una raccolta di poesie che spaziano tra sentimenti di fede, ricordi di infanzia, racconti delle sue esperienze come barelliere (a Lourdes) e nelle carceri e il dramma della pandemia.
“Io non potrei mai scrivere di fantasia, parto sempre dall’ emozione. Non sono in grado di parlare di ciò che non vivo fuori e dentro di me”
Umanesimo e Ironia
Autore per la casa editrice Homo Scrivens di svariate opere in prosa ( “Il treno dei sogni”, “Le pezzentelle”) e raccolte di poesie (“Distrazione di Massa”,”Humanitas”), Vincenzo affronta temi complessi e, per questo, ignorati da molti.
Dalla situazione che vivono i detenuti nelle carceri (“Il capocella”) , al mobbing e alle molestie sul posto di lavoro (“Che bello lavorare!”), non manca mai, pur nella drammaticità degli eventi narrati, la forza della speranza e quel pizzico di ironia che è divenuto il suo tratto distintivo. Ironia che, come spiega lo stesso Vincenzo, “non vuole mai essere ilarità o comicità”, sottolineando l’ importanza di non prendersi mai troppo sul serio, rischiando di rendere tutto insormontabile. Se l’indolenza può farci trascurare il problema affogandolo nei sorrisi ebeti, la mancanza di ironia ne è il suo rovescio.
La voce data agli ultimi, ai sofferenti e alla forza della misericordia cristiana, onnipresente nelle opere anche quando non esplicitata, mostrano la forte impronta umanista dietro la penna. La sua esperienza a Lourdes, l’ assistenza agli ospiti del santuario come barelliere sono state esperienze formative per l’ uomo che è oggi.
-A Lourdes il vero miracolo non sono le guarigioni, ma la fede e la fratellanza che si rinnovano.- racconta appassionato- Non c’è più stato, dopo la prima volta, un “Ave, Maria” che non mi abbia riportato lì con la mente-.
La Presentazione
L’ incontro, presieduto da Suor Dina (responsabile della libreria), ha visto la partecipazione di Rosalia Catapano e Marco De Rosa anche essi autori per Homo Scrivens, la giornalista de “IlBello” Marianna Addesso e il cantautore Vincenzo Liguori.
Accompagnata dalla chitarra del maestro Liguori, Catapano Rosalia ci introduce all’ esperienza di Humanitas e alla lettura delle poesie con un approfondito excursus storico sulla vita di Bernadette Soubirous: L’ apparizione nel 1858, i dubbi, le accuse, le visite mediche e la lettera pastorale del ’62 che conferma la visione. Segue la lettura de “Il profumo del Golgota” e “La Grotta” per le quali Vincenzo ha ricevuto il riconoscimento del compianto Papa Francesco e la sua seconda medaglia dal papa (la prima la ricevette da Giovanni Paolo II). Un elogio dedicato anche al precedente lavoro di Vincenzo, “Il treno dei sogni”, definendolo un romanzo di formazione, biografico solo nella forma della sua esperienza.
Prosegue Marco Liguori, mostrando come l’ opera sia un compendio di tutto il lavoro letterario e umano che Vincenzo Russo ha compiuto nella sua vita: la malattia della madre, le sofferenze di coloro che hanno subito violenze e soprusi, l’ assistenza agli ospiti del santuario, l’ impotenza di fronte alla pandemia, gli insegnamenti del padre. Conclude il suo intervento con un parallelismo tra l’ ironia espressa dall’ autore con il sentimento del contrario di Pirandello, poiché anche il primo gioca sulla consapevolezza tra finzione e realtà.
Dopo l’ ascolto dell’ inedito “Tu dove sei” di Vincenzo Liguori, è il turno di Marianna Addesso che sviando da excursus storici e analisi letteraria vuole andare al cuore di quello che è “Humanitas”. Non lamento o ammonimento ma esortazione a vivere l’ emozione e i sentimenti più genuini: “Fare qualcosa anche la più piccola anche solo per noi, per rendere migliore la nostra giornata. Sì ha l’ impressione che il Bello e l’ Amore siano diventati sinonimo di debolezza. Qualcosa da reprimere e di cui vergognarsi”.
Humanitas
Mentre la serata volge al termine tra saluti, foto e la compagnia delle note del maestro Liguori, che si è visto “costretto” a cantare un altro brano (“Di lei”) vista l’ insistenza del pubblico presente (la sua voce mi ha davvero emozionato, ndr), anche io metto da parte i miei appunti e mi accingo a salutare i presenti. E pensando al modo migliore per chiudere questo articolo, magari con una nota sullo scrittore sull’ uomo, ho ritenuto fosse meglio lasciare a Vincenzo stesso questo compito.
Riprendendo le sue parole:
“Tutto questo lo faccio per me. Quando scrivo lo faccio per me, perché vorrei che qualcuno si ricordi di me, per lasciare una parte di me nel mondo. Quando faccio il barelliere e dono il ricavato dei miei lavori in beneficenza, lo faccio per me. Perché IO ho bisogno di sentirmi umano”.