L’arte come radice, l’infanzia come germoglio. Il laboratorio con Fernando Mangone al Museo di Buccino
Nel silenzio austero delle sale del Museo Archeologico Nazionale “Marcello Gigante” di Volcei – Buccino, lo scorso 24 maggio si è accesa una luce diversa: quella delle mani dei bambini che dipingono, giocano, inventano mondi. A guidarli, con la dolce severità degli uomini che hanno fatto pace col tempo, c’era Fernando Mangone, artista visionario e figlio della terra campana.
Il laboratorio, parte del progetto “Museando – Imparare giocando!”, non è stato solo un incontro con i colori e le forme, ma un abbraccio tra generazioni. I piccoli hanno ascoltato le parole dell’artista che parlava loro non solo di pennelli e sfumature, ma di libertà, di sogni, di bellezza come diritto quotidiano. E forse non sapevano ancora che quel gesto, il tenere un pennello fra le dita, era anche un atto di resistenza contro l’omologazione, l’indifferenza, l’urgenza sterile del mondo degli adulti.
Mangone, con la sua figura eccentrica e gentile, ha saputo tessere un dialogo silenzioso tra le opere del passato e le promesse del futuro.
Il bello è che c’è un bisogno profondo di arte nelle scuole, nei musei, nelle vite dei ragazzi. Non per fare di tutti degli artisti, ma per fare di ognuno un essere umano capace di immaginare. Questo lo sanno bene a Buccino, dove la memoria si fa cura, e la cultura non è monumento muto, ma voce viva che chiama per nome ogni bambino.
E chissà se, tornando a casa con le mani sporche di tempera, uno di quei piccoli avrà pensato, come in una fiaba, che l’arte può davvero cambiare il mondo. O almeno, il proprio.