di Gerardo Iuliano
Un testo, quello di Vittorio Salemme, che evoca ricordi, e suscita eventi; dopo diverse manifestazioni, è stato domenica anche a Castel San Giorgio.
L’autore
Vittorio Salemme vanta un curriculum invidiabile, se non altro per le diverse esperienze umane e professionali, che lo hanno portato da funzionario del Ministero della Sanità, e quindi dirigente dell’Assessorato Regionale alla Sanità, a Presidente,pre-riforma, degli Ospedali Riuniti di Salerno, e ancora a manager della stessa Azienda Ospedaliera nei primi anni 2000, e poi del II Policlinico di Napoli. E’ stato Presidente del Rotary Club di Salerno, e socio Fuci, in epoca preconciliare. È tuttora socio storico del Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale, con notevoli esperienze, profondamente legate a figure rilevanti come quella di Mons. Guido Terranova, mentore di buona parte dei cattolici democratici in politica, cui il gruppo diocesano MEIC è stato intitolato. Vittorio è anche un esponente di rilievo della società salernitana di Storia Patria.
Testimone autorevole
Appassionato di storia, e già dirigente nella Democrazia Cristiana, rivela in questo libro tutta la sua autorevolezza di testimone e anche di protagonista di quello che racconta. Il libro, dopo una prima edizione (Gaia, 2017) recensita a suo tempo da personaggi come quali l’on. Gerardo Bianco, il prof. Giuseppe Cacciatore, l’on. Ciriaco De Mita, l’avv. Enrico Giovine, per l’interesse suscitato è stato integrato ed arricchito di notizie e immagini, nella nuova edizione 2024 curata da Francesco D’Amato.
Le presentazioni
Nelle sue presentazioni, Vittorio racconta come ebbe occasione di poter consultare i primi verbali manoscritti della Dc del 1945, con le riunioni dell’immediato dopoguerra e il primo congresso provinciale nel 1945, presso la Biblioteca Provinciale di Salerno. E anche come, in maniera rocambolesca, dopo l’abbandono della storica sede di Palazzo Sorgente, riuscì a salvare i documenti dell’archivio, trasportati in un garage di San Cipriano Picentino, prossimi ad andare al macero, e al momento composti da 350 faldoni e 90 pubblicazioni a stampa.
Descrizione puntuale
La ricostruzione delle vicende della Democrazia Cristiana in provincia di Salerno, dalla sua nascita nei primi anni del dopoguerra, fino alla sua dissoluzione, è puntuale e documentata, dai congressi, alle elezioni politiche ed amministrative, fino a tutte le polemiche e gli scontri tra le correnti ed i rapporti con gli altri partiti, via via isterilitesi col progressivo deterioramento delle motivazioni politiche e il prevalere di interessi diversi, confluiti, come ricorda l’Autore, nella «lunga e dolorosa vicenda denominata “mani pulite”».
Tanti i protagonisti
Il ricordo accorato non toglie nulla all’obbiettività storica, daCarlo Petrone, fino a Renato Cascone, dall’entusiasmo delle origini al burocratismo della fine. Si racconta dell’ascesa e declino di Carmine De Martino, poi sconfitto nelle urne da Alfonso Menna, il sindaco-patriarca; delle vicende parlamentari, da Vincenzo Scarlato e Bernardo D’Arezzo, antagonisti sul finire degli anni ’60, più volte presenti nel consiglio dei ministri, fino ai successivi, dal compianto Roberto Virtuoso, scomparso prematuramente, a Gaspare Russo.
Da Sullo ai “sindaci balneari”
Si spazia dalla mai superata storica dipendenza dalle figure politiche provenienti dall’interno, da Fiorentino Sullo, a Gerardo Bianco, a Ciriaco De Mita, fino al progressivo decadimento della politica con il partito della “balena bianca”, e i famosi sindaci “balneari” che duravano pochi mesi, e preparavano il campo a stagioni maggioritarie e a sindaci “governatori”Si narra, insomma, come riferisce Gabriele Bojano (Corriere di Salerno, 25-2-2025), di “tutti gli uomini che fecero grande la Dc prima di dissolverla”.
Si racconta comunque di un’epoca in cui, se la politica era anche, come oggi, clientelismo e gioco di correnti, non sacrificava ad essi pianificazione e strategie di portata più lunga di una scadenza elettorale, come è avvenuto dopo l’avvento della “seconda repubblica”, preparata, non a caso, dall’assassinio di Aldo Moro. La documentazione allega anche le schede di tutti i segretari provinciali, da Petrone a Cascone, dei sindaci, dal commissario prefettizio Giovanni Cuomo a Vincenzo De Luca, e inoltre gli elenchi dei presidenti della giunta regionale, dei consiglieri regionali Dc, e i risultati delle elezioni dal 1946 in poi con tutti i voti di preferenza.
Da Agire al volume
E’lo stesso Autore a raccontare, in un’intervista per “Ulisse on line”, le circostanze dell’iniziativa:
“Lo spunto a pubblicare qualcosa me lo ha offerto l’amico Pino Blasi che, a metà del primi anni 2000 ha diretto per qualche tempo il settimanale “Agire”, organo della Curia Diocesana di Salerno. Su quel giornale, ho scritto, ogni 15 giorni e per quasi 30 puntate una intera pagina dedicata a ricordare le vicende politiche vissute a Salerno e in provincia dal 1943 al 1960.Leggendo quei miei articoli, un amico carissimo, Pasquale Notari, già direttore della Sede RAI di Napoli ma anche testimone diretto di quelle vicende, ha scritto una lettera aperta al giornale diretto da Pino Blasi nella quale chiedeva: “Ma perché Vittorio Salemme non scrive un libro?”. Dopo di che, ho raccolto l’invito e, dopo altri anni di ricerche mi sono dedicato a questa impresa, avvalendomi dei suggerimenti e della preziosa memoria dell’avv. Enrico Giovine, altra persona a me molto cara, che ricordo con particolare affetto”.
Alla domanda sul politico che rimpiange maggiormente, gli riesce piuttosto difficile rispondere: “Ne ho conosciuto tanti e per ognuno di essi ci sono fondati motivi di apprezzamento per l’impegno profuso e per la disponibilità verso gli amici ed i sostenitori. Certo, in alcune circostanze ognuno di essi può anche aver fatto degli errori, ma, quando è successo, se ne sono assunti la responsabilità. Oggi sono tutti scomparsi ma quello che ricordo con maggiore affetto è Marcello Torre che, nel 1956 mi ha voluto come suo principale collaboratore nel movimento giovanile della DC. Sono stato suo successore quale delegato provinciale e quale consigliere nazionale dei giovani DC e siamo stati insieme alla Provincia di Salerno, lui come assessore e vice-presidente ed io come capogruppo della DC. Nel 1970, deluso per la mancata candidatura alla Regione, volle lasciare ogni impegno politico ma, dopo 10 anni, nel 1980 ha accettato di fare il Sindaco di Pagani, consapevole di rischiare la vita, come è successo e come aveva lucidamente previsto in una agghiacciante lettera-testamento consegnata al giudice Santacroce sei mesi prima di essere assassinato nel dicembre 1980”.
Meriti e demeriti? “Il merito maggiore di quella classe dirigente della DC ritengo che sia stato quello di aver coinvolto una gran parte del proprio elettorato nel dibattito politico che in quel periodo era in corso in Italia, mentre l’errore fondamentale è stato quello di non aver saputo costruire con le altre forze politiche locali un dialogo comune per fronteggiare in maniera efficace le prospettive di sviluppo del territorio provinciale, impantanandosi, invece, in polemiche e contrapposizioni inutili e senza soluzioni”.
Che cosa rimane, e che cosa manca di quell’epoca alla politica di oggi?
Qui la posizione è molto chiara, sul fatto che, nonostante tutto, la politica successiva non è stata migliore: “Il dramma politico nel quale oggi viviamo non soltanto nelle nostre zone, perché risulta ormai presente in tutta Italia, è quella del completo scollamento tra elettorato e rappresentanza politica. I partiti risultano presenti e attivi, e non sempre, soltanto nei momenti elettorali. Prima, tutti conoscevano, almeno di nome, i propri eletti al Parlamento. Oggi non è più così. Sfido chiunque a citare i nominativi dei deputati e dei senatori eletti nel proprio territorio.
Manca oggi il rapporto con gli elettori
Prima, i candidati venivano espressi dal territorio e venivano eletti con il voto di preferenza. Oggi non è più così. L’elezione è assicurata dalla posizione in lista e questo viene deciso dalle segreterie dei partiti. Non vi è più alcun rapporto tra elettori ed eletti”.
Una morale della favola quanto mai attuale, e un appello che finora è rimasto inascoltato.