Le ultime ore dell’anno si appoggiano leggere sul vetro della finestra, come se esitassero a cadere del tutto nel tempo passato. Il pomeriggio ha il respiro lento di chi aspetta un passaggio importante, ma senza troppa convinzione. Io guardo fuori, nel silenzio grigio che precede la festa, e penso a questa giornata spesa tra articoli e telefonate di auguri.

Il lavoro di una giornalista a fine anno è strano. Mentre il mondo corre verso il divertimento e gli abbracci, noi rincorriamo voci, scandagliamo notizie che non sempre hanno voglia di farsi trovare. Ho intervistato una donna che fugge dal marito violento in una casa troppo piccola per contenere i suoi sogni e i figli cresciuti troppo in fretta. Parlava con la dignità di chi non chiede nulla, ma lascia intravedere tutto. A un certo punto ha detto: “L’anno nuovo? Speriamo sia meno pesante di questo.”

Mi sono fermata a riflettere. Quanto ci aggrappiamo alle promesse che l’anno che arriva non può mantenere? Forse è proprio in questo scarto tra aspettativa e realtà che viviamo, con un equilibrio fragile ma necessario.

In redazione c’era odore di carta e caffè freddo, tra le righe dei pezzi c’e’ luce, come se ognuno di noi sperasse di regalare al lettore almeno una parola buona per chiudere l’anno con grazia.

Fuori brillano fiochi i lampioni stanchi, e io chiudo il taccuino con la sensazione che domani riprenderò da qui. La vita continua, e con lei le storie che ci attraversano.

A chi leggerà queste righe, auguro che l’anno nuovo porti la leggerezza di un sorriso inaspettato, la forza di attraversare i giorni difficili e la bellezza nascosta nelle piccole cose.

Che il 2025 sia gentile con voi, e che possiate trovare, tra le pieghe del quotidiano, quella scintilla che fa sembrare tutto un po’ più possibile.

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di Ornella Trotta

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