Bravo Salemme, ha superato il maestro.
Luca Cupiello non ha ancora finito di costruire il presepe, eppure sul palco c’è qualcosa di nuovo, qualcosa che Eduardo non aveva previsto: la risata che si mescola alla commozione con una leggerezza travolgente.
Vincenzo Salemme, con il suo tocco inconfondibile, ha trasformato Natale in casa Cupiello in uno spettacolo che va oltre la tradizione, rinnovando l’anima di un’opera senza tempo.
Salemme non si limita a portare in scena la pièce: la abita. Ogni battuta, ogni gesto si carica di quella vis comica che da decenni lo rende uno degli interpreti più amati. La sua comicità è spontanea, mai costruita, capace di sfumare con naturalezza dalla farsa all’introspezione. Così, dove Eduardo lasciava spazio al dramma umano, Salemme lo arricchisce con un’ironia che non svilisce, ma esalta.
Certo, i paragoni sono inevitabili, ma è proprio qui che l’arte rivendica la sua libertà.
Il bello è che si può parlare di superamento nel senso classico: Eduardo è e resterà il maestro. Tuttavia, Salemme è riuscito in qualcosa di straordinario. Ha riscritto il rapporto con il pubblico, avvicinando generazioni diverse e restituendo a Natale in casa Cupiello una vitalità nuova.
Eduardo ci ha insegnato a riflettere sui legami familiari, Salemme ci ricorda che anche nei drammi più profondi può nascere un sorriso. E forse, in questo Natale moderno, è proprio quella risata che avevamo bisogno di riscoprire.
Bravo Salemme, ha superato il maestro.